Com’è fatto un portatile adatto per lavorare da casa
Qualche mese fa, quando gran parte dei lavoratori d’ufficio e tutti gli studenti universitari hanno cominciato a lavorare o a studiare da casa, si è pensato che la cosa migliore da fare, se possibile, fosse ricreare nella propria abitazione le stesse postazioni che ci sono sul luogo di lavoro o nelle aule studio.
Questo è in parte un problema, per i lavoratori, perché l’idea di riprodurre a casa le condizioni di lavoro dell’ufficio ha poco a che vedere con lo smart working vero e proprio, ma in Italia e non solo, per ora, è andata così. Dunque, dove possibile, anche in casa scrivanie fisse e computer belli grossi. Alcune aziende, in qualche raro caso, hanno perfino consentito ai dipendenti di portarsi via il grosso e ingombrante computer che avevano in ufficio, per lavorare meglio. Poi si è capito che a casa si lavora in maniera diversa.
Stare tutto il giorno alla stessa scrivania con lo stesso computerone per molti è difficile. C’è chi ha figli a casa, quando le scuole sono chiuse, deve tenerli sott’occhio, e divide il lavoro tra il tavolo della cucina, il soggiorno, la stanza dei bimbi. C’è chi convive con un partner a sua volta in smart working, e che, a meno di vivere in una grande magione, probabilmente finirà per condividere il tavolo o la scrivania, accorgendosi ben presto che il partner è spesso “in call”, cosa che spezza la concentrazione, e dunque si rifugerà in camera da letto, in sala da pranzo, alla ricerca di un altro punto di appoggio più tranquillo. E poi, in generale: quando si ha un divano a disposizione, perché non usarlo per lavorarci qualche ora?
Problemi simili li hanno anche gli studenti: sia che vivano con la propria famiglia o insieme ad altri studenti, oltre a dover trovare un modo per isolarsi acusticamente dai propri coinquilini, devono riuscire a trovare uno spazio adatto per libri, appunti e computer – e al tempo stesso evitare di compromettere la salute della propria schiena.
Per queste ragioni lo smart working e lo studio da casa funzionano bene, forse perfino meglio, quando al posto di un computerone si usa un portatile. Che è pensato per lavorare fuori, ma è sorprendentemente efficiente anche quando si è costretti a lavorare dentro. Questo non vale quasi mai per i computer portatili aziendali, che sono stati pensati per altri utilizzi e che di solito sono grossi e ingombranti, di plastica e con la ventola che comincia a girare rumorosamente appena si comincia a fare qualcosa di più oneroso del solito. Non vale nemmeno per i portatili di fascia più bassa che usano molti studenti, ma non tutti i modelli di portatile sono fatti così.
Un buon candidato per chi vuole un miglioramento lo produce Samsung, si chiama Galaxy Book Ion e ha caratteristiche perfette per essere un computer dalla doppia vita, buono sia fuori casa sia dentro. In particolare, per tre ragioni. La prima è che ha uno schermo QLED che rende immagini e video molto nitidi, utile per chi lavora molto con le immagini (e ottimo se il computer ogni tanto lo si usa anche per guardare una serie tv o un film). La seconda è che è particolarmente leggero e compatto. La terza è che permette di ricaricare il proprio smartphone anche se non si ha a portata di mano il cavetto apposito.
Ci sono comunque anche altre ragioni per prendere in considerazione di lavorare con un Galaxy Book Ion. Anzitutto, è bello da vedere, cosa che non guasta: ha un design cangiante (“Aura Silver” è il nome tecnico), cioè cambia colore ogni volta che la luce lo colpisce da un’angolazione diversa, cosa che lo distingue dagli altri computer portatili. Lungo il lato della cerniera, inoltre, ha una striscia di colore blu cangiante, che si nasconde quando viene aperto. È anche molto leggero, dicevamo. Nella versione con lo schermo da 13 pollici pesa meno di un chilo (970 grammi, per la precisione), in quella con lo schermo da 15 pollici invece pesa tra un chilo e venti e un chilo e trenta, in base alla presenza o meno della scheda grafica. Per fare un paragone, il MacBook Air da 13 pollici pesa 1,29 chilogrammi. La grossa differenza è che il Galaxy Book Ion è fatto in magnesio, che è un metallo resistente ma più leggero.
Anche quando lo si apre (si può fare con una mano sola, cosa non scontata) il Galaxy Book Ion è piacevole: l’interno è dello stesso colore chiaro e argentato dell’esterno. La tastiera è retroilluminata ma spicca un tasto blu, che è il sensore per le impronte digitali, per sbloccare il computer. Le cornici attorno allo schermo sono molto sottili, e questo contribuisce a tenere ridotte le dimensioni del computer.
Lo schermo è un QLED con ottime caratteristiche tecniche: è luminoso e con una fedeltà di riproduzione dei colori quasi perfetta, che permette di vedere i film in grande qualità. Detto con qualche dettaglio tecnico in più, per essere precisi: la copertura sRBG è praticamente del 100 per cento mentre la copertura AdobeRGB è del 94 per cento. Se vi occupate di cose grafiche sapete già di cosa stiamo parlando, altrimenti, in due parole: lo schermo del Galaxy Book Ion riesce a riprodurre un’enorme quantità di colori — perfino molti invisibili all’occhio umano — che nel complesso rendono la visione di contenuti ad alta qualità più piacevole. Serve a poco se usate soltanto Office o comuni programmi da ufficio, ma migliora le cose se volete fare qualcosa di più multimediale, anche soltanto guardare un film.
A questo proposito: le casse del Galaxy Book Ion sono fatte in collaborazione son AKG, che è una famosa azienda di cuffie e sistemi hi-fi comprata da Samsung qualche anno fa, e questo dovrebbe garantire una buona qualità del suono. Inoltre, oltre ad avere due porte USB standard e una porta USB di tipo C, ha anche una porta HDMI che consente di collegarlo a un televisore o a un monitor esterno senza bisogno di adattatori.
Per il resto, le caratteristiche tecniche del Galaxy Book Ion sono buone e al passo con i tempi: la configurazione base prevede un processore Intel di decima generazione, 256 gigabyte di memoria SSD veloce, 8 gigabyte di RAM e in generale tutto quello che serve a un computer portatile per avere prestazioni scattanti, che non dovrebbero creare problemi in nessuna circostanza.
Un aspetto interessante è la batteria. Dura fino a 20 ore; nello specifico, il modello da 13 pollici dura 21,5 ore di riproduzione video, che è un’attività che incide poco sulla batteria. Venti ore sono un dato eccellente, significa che con un uso nella media il computer può essere autonomo per tutto il giorno e anche di più. Inoltre il computer ha la ricarica rapida: basta caricarlo una mezz’ora per poterlo usare per quattro ore.
Il Galaxy Book Ion poi come dicevamo ha alcune accortezze interessanti che riguardano la carica: il trackpad funziona anche come caricatore wireless grazie alla funzione Wireless PowerShare. Se avete un telefono o un altro dispositivo Samsung che è possibile ricaricare in modalità wireless, basta appoggiarlo sul trackpad del computer perché inizi a caricarsi. Può essere utile, specie considerando che chi lavora in casa spesso usa un mouse esterno, e dunque ha meno bisogno del trackpad; inoltre, quando si lavora sul divano è meglio avere meno cavi possibili attorno. Se invece si è in giro è perfetto per tutte quelle volte – capitano a tutti – in cui si dimentica a casa il cavo per la ricarica.