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Recensione Huawei FreeBuds Studio: eccellenti ma (troppo?) care

Recensione Huawei FreeBuds Studio – Uno dei migliori modelli di auricolari true wireless che mi sia capitato di provare quest’anno lo ha realizzato Huawei: parlo ovviamente delle Huawei FreeBuds Pro, il cui sistema di cancellazione del rumore mi ha davvero stupito.

Sapendo che lo stesso sistema di cancellazione del rumore è presente sulle FreeBuds Studio, ero davvero curioso di provare le prime cuffie a padiglione di Huawei. Devo dire di non esser rimasto affatto deluso e che, a parte qualche piccola imperfezione, Huawei ha fatto centro.

Confezione

La confezione di vendita è minimale e all’interno troviamo subito il case rigido, che ospita le cuffie e il cavo USB/USB-C. Quest’ultimo si trova in un apposito sportellino dotato di chiusura magnetica: un piccolo tocco di classe.

Oltre questo, sul fondo della confezione c’è un po’ di manualistica.

Costruzione e comodità

Le Huawei FreeBuds Studio si presentano bene: l’aspetto non è particolarmente ricercato, ma le sottili astine in metallo che collegano i padiglioni all’archetto contribuiscono ad un design slanciato e gradevole.

Nonostante l’effetto satinato possa ingannare, i padiglioni sono realizzati in plastica: l’imbottitura è buona (seppur non particolarmente generosa), rende le cuffie comode da indossare e isola bene dal mondo esterno. Un dettaglio che ho apprezzato molto è l’interno del padiglione, realizzato con una struttura “spiovente” simile a quello già visto sulle B&W PX7: più spazio nella parte posteriore (che ospita comodamente il padiglione auricolare), che va a restringersi nella parte frontale. Questo fa sì che le cuffie risultino comode per l’orecchio e, soprattutto, che il suono emesso dall’altoparlante arrivi perpendicolarmente al canale uditivo.

I padiglioni ruotano completamente verso l’esterno (e, di qualche grado, anche verso l’interno): questo, insieme alla possibilità di inclinarsi rispetto l’archetto, dona alle cuffie una certa flessibilità e permette loro di adattarsi a qualsiasi testa. Inoltre, ovviamente è possibile regolare la lunghezza dell’archetto: non ci sono scatti fissi, quindi potrete allungarlo quanto preferite, senza misure prefissate.

Sui padiglioni troviamo alcuni tasti fisici: su quello sinistro il tasto per commutare tra le modalità ANC/Awareness/Off, mentre sul padiglione destro abbiamo il tasto di accensione e accoppiamento Bluetooth, oltre che il connettore USB-C per la ricarica. Il resto dei controlli sono touch e si e eseguono sulla superficie del padiglione destro. Purtroppo manca il jack audio.

L’archetto è rivestito in similpelle, l’imbottitura non è particolarmente abbondante ma, complice il peso abbastanza contenuto (260 grammi) si possono indossare anche a lungo senza provare grande fastidio.

Manca la resistenza ai liquidi: le certificazioni IP non sono molto comuni su questa tipologia di prodotto (ma c’è qualche eccezione).

Esperienza d’uso

ANC

Non ci girerò troppo intorno: l’ANC è ottimo, direi al pari dei massimi standard del settore. Per un periodo ho usato queste cuffie di Huawei alternandole con le Sony WH-1000XM4 e non posso dire di aver sentito differenze sensibili nella cancellazione del rumore.

Facendo qualche prova senza riproduzione, in qualche frangente mi è sembrato che le Sony si comportassero leggermente meglio, ma parliamo di inezie e, in ogni caso, nulla di percepibile con la musica in riproduzione.

Il controllo del rumore è regolabile su tre modalità, che possono essere commutate tramite il tasto sulla cuffia sinistra: ANC / Off / Modalità Aware. Non c’è molto da spiegare, ma per chi si avvicinasse ora alle cuffie a cancellazione del rumore segnaliamo che la Modalità Aware permette di riprodurre in cuffia i suoni catturati col microfono, permettendo di ascoltare tutti i rumori del mondo che ci circonda (utile ad esempio quando ci si trova in strada).

Tramite l’applicazione, è possibile regolare l’ANC su quattro modalità:

Dinamica: regola automaticamente l’ANC in base all’ambiente

Comfort: per luoghi poco rumorosi

Generale: per luoghi mediamente rumorosi

Ultra: per luoghi estremamente rumorosi

Complice la pandemia, non ho potuto testarle in ambienti estremamente rumorosi come la metropolitana, ma indossandole un po’ in giro il profilo Dinamico mi è sembrato funzionare molto bene.

Qualità audio

La qualità audio di queste Huawei FreeBuds Studio è sorprendentemente buona, meglio di quanto mi sarei aspettato.

È un peccato che le FreeBuds Studio non supportino alcun codec ad alta definizione tra quelli più diffusi né aptX, ma solo i classici SBC e AAC, a cui si aggiunge il codec proprietario L2HC, che funziona solo ed esclusivamente con gli smartphone della serie P40 aggiornati ad EMUI 11. Un po’ inspiegabile la scelta di non supportare anche il codec HWA, sviluppato sempre da Huawei, ma diffuso su molti più dispositivi dell’azienda.

In ogni caso, al netto dell’assenza di codec ad alta definizione per la maggior parte degli utenti, la qualità audio è davvero elevata, con un’ottima resa di tutte le frequenze. Un plauso particolare meritano i medi, che regalano delle voci pulite e dettagliate, che riescono a stagliare bene dal resto.

Ad esempio, ascoltando Disorder dei Joy Division, la voce di Ian Curtis che entra a 0:29 diventa subito protagonista (com’è giusto che sia), spezzando bene sulla musica.

Molto bene anche le frequenze basse, calde, nette e precise, senza sbavature e senza esagerazioni: rimanendo in ambito Joy Division e dintorni, le ho apprezzate molto nel continuo giro di basso che segna Age of consent dei New Order.

Se proprio volessi trovare un difetto, direi che forse si perdono qualcosa nelle frequenze più alte e squillanti, ma stiamo davvero parlando di minuzie.

Buono anche il soundstage, anche se dopo l’esperienza con le FreeBuds Pro (che spiccavano per palcoscenico sonoro, nel panorama degli auricolari) mi sarei aspettato anche qualcosa di meglio.

Tirando le conclusioni, la qualità sonora è comunque ottima, sicuramente sopra la media delle cuffie Bluetooth.

Un vero peccato l’assenza del jack audio e l’impossibilità di utilizzare in maniera cablata (il cavo incluso serve solo per la ricarica).

Applicazione

Le cuffie Huawei FreeBuds Studio si interfacciano all’app AI Life, disponibile solo per Android e per di più non sul Play Store. O meglio, la versione disponibile sullo Store di Google non è aggiornata e non supporta le ultime cuffie di Huawei: la versione corretta la trovate su Huawei AppGallery, oppure dovrete procurarvi l’apk da questo indirizzo (che troverete tramite il QR nel manuale).

Sul fronte dell’app sinceramente si può fare di più: le uniche configurazioni possibili riguardano il controllo del rumore e la scelta rapida del tap prolungato, configurabile per richiamare l’assistente vocale o aggiungere il brano ai preferiti su Huawei Music.

Si sente soprattutto la mancanza di un equalizzatore; inoltre, l’assenza dell’app per iOS squalifica automaticamente queste cuffie per chiunque abbia un iPhone. Peccato.

Funzioni e controlli

Le FreeBuds Studio sono dotate di sensori di prossimità, che mandano automaticamente in pausa la musica quando le rimuoviamo. Una funzione che ormai ci si aspetta di trovare sulle cuffie di fascia alta, ma sempre benvenuta.

I controlli sono touch e si trovano sul padiglione destro; in particolare, i comandi disponibili sono i seguenti:

Doppio tap: Play/Pausa

Swipe verso l’alto: alza il volume

Swipe verso il basso: abbassa il volume

Swipe verso destra: traccia successiva

Swipe verso sinistra: traccia precedente

Tap prolungato: assistente vocale

Nel complesso i controlli sono precisi e rispondono sempre molto bene. Potrebbe dar fastidio l’archetto che si innesta proprio al centro del padiglione e, a volte, ostacola i gesti. Tuttavia, è principalmente una questione di abitudine: dopo aver preso la mano su dove si trova l’archetto, non avrete grandi problemi.

Il Bluetooth è in versione 5.2 e le cuffie supportano la connessione simultanea a due dispositivi.

Autonomia

Huawei dichiara 24 ore di autonomia senza ANC con una singola ricarica e 20 ore con la cancellazione del rumore.

In realtà, nei nostri test le cuffie sono durate un po’ meno: circa 21 ore senza ANC e circa 14 con ANC attivo.

L’autonomia è buona ma non eccellente (c’è chi fa molto di più), ma per fortuna non manca la ricarica rapida: bastano 10 minuti di carica per 8 ore di riproduzione (senza ANC).

Microfoni

I microfoni sono buoni, più che sufficienti per farsi sentire durante chiamata, anche con un po’ di rumore di fondo.

Nel test che potete ascoltare qui sotto, parlando in silenzio la mia voce risulta molto chiara (anche più rispetto ad altri modelli come le Sony WH-1000XM4) anche, se quando apro il rubinetto, le cuffie ci mettono qualche secondo ad isolare il rumore di sottofondo.

Prezzo

Il costo di listino di queste Huawei FreeBuds Studio è di 299€, anche se su Amazon si trovano già a qualche euro in meno (attualmente 269€).

Il costo è in linea con la fascia alta del mercato ma, nonostante le FreeBuds Studio siano ottime, considerando le piccole sbavature (app poco utile, e niente jack audio su tutti) è difficile consigliarle rispetto alle care, vecchi Sony WH-1000XM3 (oggi a circa 260€ su Amazon) o le Bose NC 700 (oggi a 280€ su Amazon).

Al prezzo attuale, ne consigliamo l’acquisto solo a chi possiede uno smartphone Huawei di ultima generazione (con EMUI 11) e può beneficiare del codec L2HC e di qualche chicca in termini di interazione.

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OPPO Find X3 Pro: tutte le specifiche svelate da Evleaks

Con l'avvento del 2021 avremo una ventata di nuovi top di gamma, fra cui figurerà anche OPPO Find X3 Pro. Secondo quanto rivelato dai rumors non ci sarà un modello base sotto forma di Find X3, bensì soltanto un Pro ed i modelli minori. E visto che di rumors e indiscrezioni ce ne sono già svariate, siamo in grado di stilare una lista di quelle che saranno le sue novità. Per questo abbiamo deciso di creare questo articolo in cui raggruppare tutte le notizie che scopriremo su Find X3 Pro.

Design e display

Le rivelazioni fatte da evleaks ci confermano che su OPPO Find X3 Pro troveremo uno schermo da 6,7″ Quad HD+ (3216 x 1440 pixel) con densità di 525 PPI. Una delle sue novità principali sarà l'adozione di uno schermo OLED con refresh rate dinamico, in grado di passare da 10 a 120 Hz a seconda del contesto. Questa funzionalità permette di avere sì un refresh rate elevato ma al contempo di preservare la batteria nel caso in cui non sia necessario usufruirne.

Il pannello OLED sarà calibrato di fabbrica per avere una precisione cromatica pari a 0.4 JNCD. Per l'occasione sarà inaugurato lo slogan “Awaken Color” per indicare la tecnologia Full-Patch Color Management. In buona sostanza garantisce una copertura completa della gamma DCI-P3, con una profondità cromatica a 10-bit. Il sistema comincia dall'acquisizione, con algoritmi ed un hardware dedicato per preservare la qualità dell'immagine originale, grazie anche al supporto HDR Digital Overlap. Le immagini vengono poi archiviate in formato HEIF (con il supporto alla profondità di colore a 10 bit).

La scocca di OPPO Find X3 Pro manterrà una certa eleganza, vantando uno spessore di 8 mm ed un peso di 190 g. Verrà mantenuta la presenza di display e retro curvi, per lo scorno di coloro che preferisco uno schermo piatto. Per la back cover si parla di una finitura simil-ceramica o matte frosted e di colorazioni Black, Blue ed anche White, ma solo successivamente.

Hardware e software

OPPO Find X3 Pro fa parte della lista di smartphone che saranno mossi dal nuovo Snapdragon 888 di Qualcomm. Il SoC con processo produttivo a 5 nm offre un discreto balzo prestazionale, grazie alla nuova CPU octa-core Kryo 680. Il chipmaker promette un miglioramento delle prestazioni del 25%, a fronte di una riduzione dei consumi energetici sempre del 25%. Il boost delle performance è garantito dalla rinnovata struttura computazionale, formata dal nuovo core ARM Cortex-X1 a 2,84 GHz, da tre core Cortex-A78 a 2,4 GHz e da quattro Cortex-A55 ad 1,8 GHz.

A dare man forte alle prestazioni c'è anche la nuova GPU Adreno 660, con una velocità di rendering migliorata del 35% e consumi ridotti del 20%. Il comparto gaming sarà ulteriormente affinato dall'implementazione della suite di ottimizzazioni Snapdragon Elite Gaming. Ad alimentare il tutto ci sarà una batteria da 4.500 mAh con supporto alla ricarica rapida Super VOOC 2.0 da 65W e da quella wireless da 30W. Niente da fare, quindi, per i più potenti standard da 125W e wireless da 65W.

Un'altra novità degna di nota per Find X3 Pro è l'utilizzo di un modulo NFC Dual-body Antenna. Questa tipologia di struttura permetterà di usare il chip da entrambi i lati del telefono. Ovviamente il top di gamma OPPO non si esimerà dall'utilizzo del 5G, visto il modem Snapdragon X60 del chipset adoperato. Per quanto riguarda il software, l'interfaccia sarà la ColorOS 11 e si baserà su Android 11.

Fotocamera

Si rinnova il comparto fotografico di OPPO Find X3 Pro, con una nuova quad camera da 50+50+13+3 MP. Sensore primario e grandangolare saranno entrambi basati sul Sony IMX766, in modo da garantire una qualità similare fra le due lunghezze focali. Secondo i dati pubblicati da evleaks, avremo un teleobiettivo con zoom ottico 2x da 13 MP. Si tratta di una specifica “anomala”, dato che si verrebbe a perdere la struttura periscopiale che tanto ha caratterizzato gli ultimi flagship OPPO. Le ipotesi sono due: o OPPO ha deciso di accantonare tale feature oppure ci sarà un modello ancora più avanzato che ne sarà dotato.

Ma la novità più intrigante riguarda il sensore macro da 3 MP. Secondo evleaks OPPO ci punterà molto: sarà in grado di offrire uno zoom 25x e ci sarà un anello LED attorno che permetterà lo scatto in qualità superiore alla media. Il suo funzionamento sarà molto simile a quello di un microscopio, permettendo lo scatto a dettagli molto piccoli.

OPPO Find X3 Pro – Prezzo e data d'uscita

Per il momento non ci sono molti rumors in merito a quando sarà presentato e quanto costerà OPPO Find X3 Pro. Ma sappiamo quasi per certo che, come la quasi totalità dei primi top di gamma con Snapdragon 888, la sua presentazione dovrebbe aver luogo durante il Q1 2021.

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AMD Radeon RX 6900 XT | Recensione

Annunciata lo scorso 28 ottobre, finalmente da oggi è disponibile la Radeon RX 6900 XT, ammiraglia della nuova famiglia di schede video targate AMD. Come vedremo sulla carta le differenze non sono molte rispetto alla Radeon RX 6800 XT, ma in questa recensione cercheremo di rispondere alla domanda che probabilmente tutti si stanno facendo: riuscirà a battere la RTX 3080?

Design e specifiche tecniche

A livello estetico, la nuova Radeon RX 6900 XT riprende le linee delle due RX 6800 e RX 6800 XT viste qualche settimana fa. Stesso dissipatore a tripla ventola con design open air, stessa bordatura rossa sul lato e stesso backplate in metallo. Se uniamo il design alle dimensioni, la RX 6900 XT è indistinguibile dalla RX 6800 XT; anche l’ultima arrivata di casa AMD misura 267 x 120 mm e occupa 2,5 slot, risultando adatta a praticamente qualsiasi chassis, fatta eccezione per i Mini-ITX più piccoli. Da questo punto di vista, il confronto con la RTX 3090 è impietoso: la top di gamma Nvidia con i suoi 313 x 138 mm occupa 3 slot ed è complicata da installare, oltre che in praticamente tutti i Mini-ITX, anche in alcuni case mid-tower.

Parlando invece di specifiche tecniche, l’AMD Radeon RX 6900 XT è basata sulla nuova architettura RDNA 2 e mette a disposizione 80 Compute Unit, una frequenza di picco di 2250MHz e 16GB di memoria GDDR6. L’interfaccia della memoria è sempre 256-bit e il bandwidth totale si attesta sui 512GB/s, mentre il Total Board Power (TBP) è di 300W.

Osservando la tabella riepilogativa qui sotto, è facile notare come l’unica differenza con la RX 6800 XT sia il numero di Compute Unit: rispetto alla sorella minore la nuova Radeon RX 6900 XT ne integra 8 in più, che si traducono in più Ray Accelerator (anche qui uno per CU) e Stream Processor.

Un numero maggiore di Compute Unit andrebbe di pari passo con un aumento del TBP, specialmente se le frequenze rimangono le stesse, ma così non è per la RX 6900 XT. AMD è riuscita a mantenere il TBP entro i 300 watt lavorando molto sull’efficienza energetica della scheda, tuttavia per evitare l’insorgere di potenziali problemi la società consiglia un alimentatore da 850W, contro i 750W suggeriti per la RX 6800 XT.


Radeon RX 6900 XT
Radeon RX 6800 XT Radeon RX 6800
Architettura RDNA 2 RDNA 2 RDNA 2
Processo produttivo 7 nm 7 nm 7 nm
Transistor 26,8 miliardi 26,8 miliardi 26,8 miliardi
Dimensioni del die 519 mm² 519 mm² 519 mm²
Compute Unit (CU)  80 72 60
Ray Accelerator  80 72 60
Stream Processor  5120 4608 3840
Frequenza (game / boost)   2015 / 2250 MHz 2015 / 2250 MHz 1815 / 2105 MHz
ROPS  128 128 96
AMD Infinity Cache  128 MB 128 MB 128 MB
Memoria  16GB GDDR6 16GB GDDR6 16GB GDDR6
Bandwidth memoria  512 GB/s 512 GB/s 512 GB/s
Interfaccia memoria  256-bit 256-bit 256-bit
TBP  300 W 300 W 250 W

Prestazioni

Abbiamo eseguito i benchmark della Radeon RX 6900 XT sull’ormai rodata nuova piattaforma di prova, composta da un processore AMD Ryzen 9 5900X, montato su una scheda madre Asus ROG Crosshair VIII Dark Hero e raffreddato da un EK-XLC Predator da 240mm. Per quanto riguarda le RAM abbiamo optato per delle G.Skill 3200MHz CL14, mentre l’archiviazione è stata affidata a un SSD Seagate FireCuda Gaming e a un Corsair MP400 da 4TB, dedicati rispettivamente al sistema operativo e ai giochi.

Processore AMD Ryzen 9 5900X (acquistabile qui)
Scheda madre Asus ROG X570 Crosshair VIII Dark Hero (WiFi) (acquistabile qui)
RAM G.Skill FlareX 3200MHz C14 (acquistabile qui)
Alimentatore Asus ROG Thor 1200W (acquistabile qui)
SSD Seagate FireCuda Gaming (acquistabile qui)
Corsair MP400 (acquistabile qui)
Dissipatore EK-XLC Predator 240mm
Driver Nvidia GeForce 457.30
AMD Adrenalin 2020 Edition 20.45.1
OS Windows 10 Pro, versione 20H2

Benchmark

Per valutare le performance della nuova top di gamma AMD ci concentreremo principalmente sulle situazioni più interessanti e su alcuni grafici con l’incremento percentuale medio che potete aspettarvi acquistando una scheda video di nuova generazione. Qui sotto trovate comunque tutti i nostri test raccolti in una galleria, che potete consultare nel caso vogliate valutare le performance nei singoli titoli.

Prestazioni senza Ray Tracing

La Radeon RX 6900 XT convince in rasterizzazione classica, offrendo prestazioni da vera top di gamma e migliorando la RX 6800 XT. Mediamente la GPU AMD supera la RTX 3080 del 3,8% in 4K e del 8,8% in Quad HD, ma rimane dietro la RTX 3090 rispettivamente del 7,3% e dell’1,3%, percentuale molto bassa che può farci considerare le due schede praticamente equivalenti a questa risoluzione.

Dando uno sguardo ai singoli giochi, vediamo che Fortnite, F1 2020 e Assassin’s Creed Valhalla sono i titoli dove la Radeon RX 6900 XT si comporta meglio, facendo segnare un +16% medio sulla RTX 3080 in 4K e arrivando perfino a un +37% in QHD in Assassin’s Creed. Control e Microsoft Flight Simulator sono invece i giochi dove la scheda video di AMD fa più fatica, con prestazioni inferiori alla RTX 3080 del 3% circa, con un picco negativo dell’8% in Flight Simulator a risoluzione Quad HD.

Considerando invece la RTX 3090, in 4K vediamo che Metro Exodus, Control e Microsoft Flight Simulator sono i giochi in cui il divario è maggiore e si attesta tra l’11% e il 21% a favore di quest’ultima. A questa risoluzione la Radeon RX 6900 XT non sorpassa mai la top di gamma Nvidia, ma la questione cambia in 1440p, dove la GPU AMD fa segnare un +10% in F1 2020, +6% in Fortnite e +26% in Assassin’s Creed Valhalla. Anche in Quad HD, la RX 6900 XT fatica in certi tiotli: rispetto alla RTX 3090 le performance sono inferiori del 10% in Control, del 13% in Doom Eternal e del 7% in Metro Exodus.

Come abbiamo visto parlando delle Radeon RX 6800 XT e RX 6800, Smart Access Memory è l’asso nella manica di queste nuove schede video. Attivando SAM, la Radeon RX 6900 XT aumenta il gap con la RTX 3080 (+9,3% in 4K, +15,3% QHD), riduce il divario in 4K con la RTX 3090 portandolo al 2,4% e la supera in 1440p del 4,6%, piazzandosi in testa alla nostra classifica e ottenendo il titolo di miglior scheda per il Quad HD. 

Prestazioni con Ray Tracing

Le performance con Ray Tracing sono, purtroppo, molto simili a quelle viste nella recensione della Radeon RX 6800 XT e RX 6800. Gli 8 Ray Accelerator in più aiutano a raggiungere framerate maggiori, ma siamo ancora lontani da quello che offrono le RTX 3000. A risoluzione QHD le prestazioni sono mediamente il 16,6% inferiori alla RTX 3080 e il 26,2% inferiori alla RTX 3090 e la situazione peggiora ulteriormente in Full HD, dove la Radeon RX 6900 XT fa segnare un -19,3% rispetto alla RTX 3080 e -28,5% rispetto alla RTX 3090.

Abilitare Smart Access Memory migliora le cose, ma il quadro generale non cambia: il divario con la RTX 3080 si attesta sul 14,9% in Quad HD e sul 18,5% in Full HD, mentre rispetto alla RTX 3090 registriamo un -24,7% in Quad HD e un -27,8% in Full HD. I giochi in cui abbiamo rilevato le differenze più grandi sono Metro Exodus, Fortnite e Control, dove la Radeon RX 6900 XT fa segnare un -41% in 1440p rispetto alla RTX 3090.

Prestazioni in Full HD

Essendo una scheda top di gamma la Radeon RX 6900 XT non avrà problemi a gestire qualsiasi titolo in Full HD, garantendovi sempre un framerate elevato. Qui vi lasciamo due grafici con le performance a questa risoluzione, sia con che senza SAM attivo.

Incremento percentuale medio

Risoluzione 4K

Per quanto riguarda la risoluzione 4K, chi possiede una scheda di vecchia generazione come una Radeon RX 5700 o 5700 XT, oppure una RTX 2070 o 2080, noterà notevoli miglioramenti. Se non volete affrontare la spesa necessaria per acquistare una RTX 3090 e non vi interessa il Ray Tracing, la Radeon RX 6900 XT è senza dubbio la scheda perfetta per questa risoluzione.

Risoluzione Quad HD

Un discorso simile vale per la risoluzione Quad HD. Qualsiasi sia la scheda in vostro possesso, passando alla nuova generazione otterrete un incremento di performance considerevole. Se volete la scheda più potente per giocare in Quad HD la Radeon RX 6900 XT è la scelta migliore, ma assicuratevi di avere una configurazione di ultima generazione su cui poter attivare la tecnologia Smart Access Memory.

Risoluzione Quad HD e Full HD – RT on

Per quanto riguarda il Ray Tracing vale quanto detto nel commento generale: la Radeon RX 6900 XT migliora le prestazioni della RX 6800 XT, ma questo non basta a renderla realmente competitiva. Le prestazioni offerte sono sufficienti per giocare con Ray Tracing attivo in Full HD e in Quad HD, ma la RTX 3090 e la RTX 3080 rimangono ampiamente superiori; se volete una nuova scheda video per giocare con RT attivo in tutti i titoli che lo supportano, vi consigliamo di acquistare una delle due soluzioni Nvidia.

Consumi, temperature, rumorosità e verdetto

Per misurare la temperatura, la rumorosità e i consumi a pieno carico delle schede video abbiamo deciso di eseguire un loop di benchmark di Metro Exodus a risoluzione 4K, così da simulare una sessione di gioco e avere dei dati reali su cui basare le nostre valutazioni. Per leggere i valori di temperatura e consumi ci siamo affidati al software GPU-Z.

Consumi

Prima di parlare dei consumi, è doverosa una premessa: GPU-Z (così come altri software) fornisce solamente i watt assorbiti dalla GPU e non quelli di tutta la scheda. Per questo motivo, il consumo totale delle nuove Radeon dovrebbe essere più elevato di quello registrato qui. Nei prossimi giorni dovremmo ricevere in redazione uno strumento per misurare precisamente i consumi della scheda video, senza doverci affidare alle letture di GPU-Z, HW Info o programmi simili; una volta effettuate tutte le misurazioni necessarie aggiorneremo i grafici.

Detto questo, concentriamoci sui consumi massimi rilevati. La Radeon RX 6900 XT si ferma a 256 watt, un valore di molto inferiore a quello della Radeon RX 6800 XT, che invece raggiunge i 330 watt. Visto quanto detto nel paragrafo precedente non ci sbilanciamo con giudizi definitivi, ma possiamo presumere che la scheda video di AMD raggiunga consumi complessivi in linea con il TBP di 300 watt.

Rumorosità

Per misurare la rumorosità abbiamo posizionato il fonometro a 15cm dal centro della scheda, in posizione perfettamente perpendicolare. I valori ottenuti non sono assoluti, in quanto non abbiamo effettuato le nostre rilevazioni all’interno di una camera anecoica, ma ci aiutano a capire quanto è rumorosa la scheda in confronto alle altre schede che abbiamo provato.

La Radeon RX 6900 XT raggiunge una rumorosità massima di 43,1dB, circa 1 decibel in meno rispetto alla RTX 3090. La scheda è più rumorosa di gran parte di quelle inserite nel grafico, ma è ancora lontana dai valori registrati sulle due RX 5000 con design blower e, in generale, è abbastanza silenziosa; una volta inserita all’interno del vostro PC non vi darà fastidio.

La scheda video è dotata poi di modalità 0dB, che ferma le ventole sotto una certa temperatura e azzera la rumorosità. I 33,1dB registrati in idle sono quindi il rumore ambientale sommato a quello generato dal resto della nostra piattaforma di prova.

Temperature

Con una temperatura massima di 72 gradi centigradi, la RX 6900 XT si posiziona tra la RTX 3090 e la RTX 3080, risultando 3°C più calda della prima ma 5°C più fresca della seconda. In generale è un buon risultato, in linea con quello di gran parte delle schede video testate e che non desta alcuna preoccupazione, specialmente tenendo conto che in un case con un buon flusso d’aria si guadagnerà qualche grado. Buono anche il valore in idle, pari a 31°C.

Verdetto

Ve lo abbiamo raccontato nel paragrafo dedicato ai benchmark, la Radeon RX 6900 XT offre prestazioni eccezionali in rasterizzazione classica. La situazione varia in base al gioco preso in esame e all’attivazione di SAM, ma nel complesso possiamo dire che la scheda video AMD supera la RTX 3080 e da battaglia alla RTX 3090, rimanendo leggermente indietro in 4K (-2,4%) ma superandola in QHD (+4,6%) quando sfruttiamo Smart Access Memory.

Similmente a quanto visto con le altre due Radeon RX 6000, i problemi nascono quando si guarda alle performance in Ray Tracing. Così come era stato per le RTX 2000, anche la prima implementazione della tecnologia da parte di AMD ha bisogno di qualche ottimizzazione, e l’assenza (seppur momentanea) di FidelityFX Super Resolution non aiuta. Il framerate medio registrato con RT attivo nella maggior parte dei casi è sufficiente per giocare in Full HD e in Quad HD, ma è ampiamente inferiore a quello ottenuto con una RTX 3080 o una RTX 3090, anche senza sfruttare il DLSS.

La Radeon RX 6900 XT è una scheda per pochi, difficile da collocare nel mercato attuale. Sceglierla significa giocare a risoluzione elevata ma senza Ray Tracing, tuttavia la tecnologia si sta diffondendo sempre di più (grazie anche all’implementazione in PS5 e Xbox Series X|S) e a nostro avviso non può essere ignorata. Il prezzo di 1001 euro è aggressivo e gioca a favore della soluzione AMD, specialmente se paragonato ai 1549 euro richiesti per una RTX 3090 FE, dato che pagando il 35% in meno avrete una scheda video che offre prestazioni paragonabili in rasterizzazione e inferiori “solo” del 26% in Ray Tracing. Si tratta indubbiamente di un compromesso, ma bisogna fare le proprie valutazioni con attenzione: rinunciare alle performance non è mai facile per un appassionato, ma 500 euro sono molti, anche quando si parla di configurazioni top di gamma.

La situazione però si complica quando prendiamo in esame la RTX 3080. La RX 6900 XT offre prestazioni il 12% superiori in rasterizzazione, ma il 17% inferiori in RT e costa il 28% in più della Founders Edition di Nvidia (con un listino di 719 euro). Se prima valeva la pena ragionare su quale delle due schede acquistare tra RTX 3090 e RX 6900 XT, ora ci sembra decisamente più semplice trarre una conclusione: a meno che non siate del tutto disinteressati al Ray Tracing, la RTX 3080 offre un rapporto prezzo / prestazioni migliore.

Tirando le somme, se avete 1000 euro a disposizione per la vostra nuova scheda video e volete semplicemente la migliore in rasterizzazione, optate per una Radeon RX 6900 XT. Se invece volete giocare senza problemi con Ray Tracing attivo a qualsiasi titolo e avete un monitor 1440p o 4K, il nostro consiglio è quello di acquistare una RTX 3080: grazie al DLSS non avrete alcun problema di framerate e potrete reinvestire i soldi risparmiati in altri componenti, come una CPU di fascia più alta on un SSD più capiente.

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Oppo Find X3 Pro senza segreti: ecco la scheda tecnica

Oppo Find X3 torna sotto i riflettori con la sua variante Pro: si tratta del prossimo smartphone top gamma del produttore cinese che è già passato agli onori della cronaca il mese scorso.

LE CARATTERISTICHE

A fornire nuovi dettagli sulle caratteristiche della variante più accessoriata del gruppo è una fonte indubbiamente attendibile: Evan Blass ha infatti fornito un identikit dello smartphone delineandone accuratamente il profilo hardware (mancano solo alcune informazioni come la dotazione di memoria, la fotocamera anteriore e alcuni parametri relativi alle dimensioni).

Nome in codice: Fussi

SoC: Snapdragon 888

Display: 6,7", risoluzione 1440x3216 pixel (525ppi), frame rate adattivo 10-120Hz, supporto alla profondità di colore a 10-bit

Fotocamera posteriore quadrupla: Sensore 50MP, Sony IMX766, ottica grandangolare

Sensore 50MP, Sony IMX766, ottica ultra grandangolare

Sensore da 13MP, zoom ottico 2X

Sensore da 3MP, ottica macro, zoom 25x, dotata di led intorno all'obiettivo

Modulo NFC: design antenna dual-body (permette di effettuare i pagamenti tap-to-pay indipendentemente da come lo smartphone è orientato, anche orientando verso il lettore lo schermo dello smartphone)

Dimensioni: spessore di 8mm, peso di 190 grammi

Costruzione: schermo e back cover con bordi curvi, finitura ceramica o in vetro

Batteria: 4.500 mAh, supporto ricarica cablata a 65W SuperVOOC 2.0, ricarica wireless a 30W VOOC Air

Sistema operativo: Android 11 con interfaccia utente ColorOS 11

Colorazioni di lancio: nera e blu

Il quadro che emerge è quello di un top gamma aggiornato con la componentistica più recente - lo Snapdragon 888 è stato annunciato pochi giorni fa - che pone fortemente l'accento sul comparto fotocamera caratterizzato dal doppio sensore da 50MP (ma abbinato ad ottiche differenti) e da una fotocamera macro che sembra riprendere funzionalità mutuate dalle attrezzature professionali dedicate agli scatti macro - il riferimento alle luci che circondano l'obiettivo ricorda i flash anulari utilizzati con le fotocamere reflex. Blass aggiunge che Oppo punterà molto su queste caratteristiche per promuovere il prodotto esaltando anche lo schermo con supporto alla profondità colore a 10-bit.

QUANDO ARRIVA

Per il momento mancano immagini dello smartphone, mentre per quanto riguarda la data di presentazione la fonte anticipa che Find X3 Pro, insieme alla variante standard e ad un terzo modello dalla linea (potrebbe verosimilmente trattarsi del Find X3 Lite) sarà ufficializzato nel primo trimestre 2021; la commercializzazione dovrebbe prendere invece il via nel trimestre successivo.

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Gli aggiornamenti di Windows non saranno più gli stessi

Vi avevamo già parlato in uno scorso articolo degli esperimenti di Microsoft riguardanti i nuovi metodi di aggiornamento di Windows 10. I Feature Experience Pack, i quali sono attualmente in fase di test per gli utenti facenti parte della cerchia degli Insider, permetteranno all’azienda di Redmond di modificare alcuni aspetti del software senza dover attendere il ciclo di update del sistema operativo.

Storicamente, ogni volta che Microsoft decide di includere una nuova funzione in Windows 10 o risolve delle problematiche di vario tipo deve attendere per il rilascio al pubblico il successivo aggiornamento delle funzioni o cumulativo del sistema operativo. Questo tipo di approccio sta rendendo difficile per l’azienda lanciare rapidamente nuovi miglioramenti o correggere bug scoperti in una funzione esistente.

Per risolvere questo problema, l’azienda sta introducendo un nuovo metodo di aggiornamento chiamato Windows Feature Experience Pack.

In un recente post sul proprio blog, Microsoft spiega che i Windows Feature Experience Pack saranno utilizzati per garantire rapidi miglioramenti e correzioni di bug per funzioni autonome sviluppate indipendentemente dal sistema operativo principale.

“Stiamo testando un nuovo processo per fornire ai nostri clienti nuovi miglioramenti delle funzionalità al di fuori dei principali aggiornamenti delle funzionalità di Windows 10. Attraverso i Feature Experience Pack di Windows, possiamo migliorare alcune caratteristiche ed esperienze che sono ora sviluppate indipendentemente dal sistema operativo. Attualmente, solo un numero limitato di funzioni è stato sviluppato in questo modo, quindi stiamo iniziando a lavorare in modo molto mirato” spiega Microsoft.

I colleghi di BleepingComputer hanno contattato direttamente l’azienda per scoprire quali siano le funzioni attualmente aggiornabili indipendentemente dal sistema operativo attraverso questi nuovi pacchetti software. La lista al momento comprende:

Windows 10 Start Menu

Windows Snipping Tool

Internet Explorer

Xbox integration

Windows Subsystem for Linux

Notepad

Paint

Altre funzioni installate tramite il pannello Funzionalità facoltative

Il nuovo meccanismo di aggiornamento permetterà a Microsoft di essere quindi più versatile e tempestiva negli aggiornamenti delle funzionalità di Windows 10. Gli Insider che hanno installato Windows 10 20H2 build 19042.662 possono già sperimentare controllando gli aggiornamenti da Windows Update, nel quale dovrebbero trovare il primo Experience Pack numero 120.2212.1070.0.

Gli utenti possono determinare quale Feature Experience Pack di Windows è installato andando in Impostazioni > Sistema > Informazioni e controllando la voce Specifiche Windows.

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