Spiare il proprio partner è uno dei desideri più bizzarri delle persone su WhatsApp. In ambito amoroso, la chat di messaggistica istantanea ha assunto oramai un’importanza strategica. La quotidianità di un rapporto non potrebbe essere vissuta senza l’intermediazione delle conversazioni e tanti utenti, per scoprire i segreti del proprio lui o della propria lei si affidano proprio alla piattaforma.
Non sempre i sospetti corrispondono alla realtà, ma in alcuni casi è possibile scoprire un tradimento proprio attraverso WhatsApp.
WhatsApp, scoperto un nuovo rapido trucco: spiare il partner è ora possibile
Ovviamente, per spiare il partner, è necessario leggere le chat di costui o di costei. La maggior parte delle persone – senza badare troppo alla riservatezza – sceglie la via più semplice: leggere direttamente le conversazioni dallo smartphone altrui.
In alcune circostanze questa soluzione è utile, ma in altre si rivela fallimentare. C’è da immagine, infatti, che chi abbia messaggi da nascondere tenda ad eliminare subito il contenuto sospetto.
Ecco quindi che la soluzione migliore è un’altra. Un metodo per spiare il partner può essere offerto dall’estensione della chat WhatsApp Web. Attraverso il servizio desktop dell’app infatti si possono sincronizzare le conversazioni dallo smartphone al pc in pochi secondi. Per leggere le comunicazioni del partner basterà quindi avere per pochi secondi il possesso del uso cellulare e procedere con la sincronizzazione su dispositivo fisso. In questo modo, le conversazioni saranno anche aggiornate in tempo reale. Questo metodo è semplice e veloce anche perché non presuppone l’inserimento di password o codici di sicurezza.
Le segnalazioni degli utenti si stanno moltiplicando negli ultimi giorni per un motivo preciso: si tratta di una notifica relativa ai messaggi temporanei, una nuova modalità di conversazione attivata in questi giorni all’interno di WhatsApp. I messaggi inviati a questi contatti vengono eliminati automaticamente dopo 7 giorni.
In questi giorni all'interno della piattaforma di messaggistica istantanea WhatsApp alcune conversazioni stanno venendo contrassegnate con il simbolo di un orologio – una piccola icona sovrimpressa nell'angolo in basso a destra della fotografia dei contatti con i quali la conversazione è aperta. La novità è stata accolta con stupore da una parte di utenti, ma fa riferimento a una funzionalità della piattaforma anticipata da mesi e attivata negli scorsi giorni su smartphone e sul web: i messaggi temporanei.
Chi segue le vicende che ruotano intorno a WhatsApp e al suo sviluppo aspettava questa funzionalità da mesi: si tratta di una speciale modalità che è possibile attivare in ogni singola conversazione, e che fa in modo che i messaggi inviati al loro interno vengano cancellati automaticamente dalla cronologia dopo un periodo di 7 giorni. La modalità si attiva e si disattiva tra le impostazioni delle singole chat mentre, per distinguere le conversazioni e i gruppi con messaggi in modalità temporanea, l'app utilizza il simbolo di un orologio apposto sull'immagine del profilo o del gruppo; in questo modo i partecipanti sanno in ogni momento che le informazioni scambiate all'interno delle relative stanze virtuali sono volatili.
Gli sviluppatori chiamano queste speciali missive messaggi effimeri; nonostante l'annuncio pubblico dei giorni scorsi sul web però, all'interno dell'app la novità non è stata particolarmente pubblicizzata. Ecco perché alcuni utenti si sono trovati di fronte alla relativa icona senza sapere cosa significasse: in questi casi l'amministratore del gruppo o l'altro interlocutore hanno attivato la modalità messaggi effimeri senza avvertire; WhatsApp dal canto suo lancia una speciale notifica all'interno della conversazione, che però può facilmente passare inosservata.
Microsoft sta cercando lentamente di sbarazzarsi del Pannello di controllo in stile classico che Windows 10 include. La transizione durerà ancora per qualche tempo, in quanto prima l’azienda deve realizzare delle alternative in stile moderno a tutti gli utili tool inclusi nel pannello. Una prima versione moderna del gestore di partizioni e dischi è finalmente disponibile ma sembra mancare di una funzione importantissima.
Di recente, Microsoft ha lanciato una nuova versione del suo tool Gestione Dischi in una delle ultime build Insider di Windows 10. La pagina, ora contenuta nelle Impostazioni di sistema, si chiama Gestisci Dischi e Volumi.
Per chi non lo sapesse, Gestione Dischi è un tool di sistema che permette di assegnare o modificare le lettere di percorso delle unità, formattare i dischi, cancellare e creare le varie partizioni e molto altro ancora.
La variante moderna è stata riscritta da zero per una migliore integrazione con l’app Impostazioni che molto presto sostituirà il tanto amato Pannello di Controllo, raccolta di tool fondamentali per gli utenti avanzati di Windows.
Purtroppo nel tool dalla grafica rinnovata mancano ancora molte funzioni avanzate ed una fondamentale: non è al momento possibile, infatti, ridimensionare le partizioni. Inoltre il tool non mostra graficamente nemmeno la divisione in partizione dei dischi, ciò rende la gestione sicuramente meno intuitiva rispetto al vecchio programma.
Ricordiamo che Microsoft non ha ancora rilasciato pubblicamente il tool di nuova generazione per la gestione dei dischi ed è quindi possibile che i lavori siano ancora in corso per dotarlo di tutte le funzioni fondamentali che abbiamo imparato ad apprezzare nella versione classica.
Come ricorda BleepingComputer, sicuramente l’azienda di Redmond perfezionerà il programma strada facendo e lo renderà più utile e completo prima di rimuovere per sempre la versione accessibile dal Pannello di Controllo nelle future versioni di Windows 10.
Con lo Zenfone 6, lanciato a metà del 2019, Asus aveva osato una soluzione insolita e innovativa: la Flip Camera, cioè un modulo ottico ribaltabile motorizzato grazie al quale le due fotocamere posteriori si possono utilizzare come fotocamere anteriori. Grazie anche al prezzo contenuto, Zenfone 6 è stato un successo, superando le aspettative di vendita e longevità del prodotto. A poco più di un anno di distanza, sono arrivati sul mercato i due successori: Zenfone 7 e Zenfone 7 Pro. Ad Asus va un plauso per la scelta di rimanere fedele all’idea originaria del modulo fotografico ribaltabile, in un mercato in cui le innovazioni assomigliano più ad esperimenti poco convinti e dalla vita breve (vi ricordate le fotocamere a pinna di squalo? E quelle a scomparsa?).
Così, mentre la maggior parte dei produttori concorrenti ha iniziato a riscoprire i buchi nel display, Zenfone 7 e 7 Pro rimangono fra i pochi dispositivi ad offrire uno schermo davvero full screen, senza notch né brutti fori.
Le caratteristiche tecniche seguono però un’aspirazione di crescita verso una fascia più alta, e così inevitabilmente anche il prezzo sale, si parte da 699€ per il modello 7 e da 799€ per il modello 7 Pro. È una differenza di strategia sostanziale rispetto a Zenfone 6, ma che si inscrive nell’intenzione di ASUS di puntare a un pubblico meno numeroso, più selezionato, e in generale più sensibile alle specifiche di fascia alta e alle prestazioni tecniche dei dispositivi che compra.
Zenfone 7 Pro: le prestazioni
Nelle scorse due settimane abbiamo avuto occasione di conoscere più da vicino il modello Zenfone 7 Pro, e abbiamo scoperto un telefono con ottime caratteristiche, adatto a chi ama giocare o ha bisogno di un dispositivo veloce, ma con un paio di aspetti che non ci hanno convinto a fondo.
Nell’assemblare il nuovo Zenfone 7 Pro Asus si è permessa di fare meno compromessi rispetto al modello 6, che si posizionava in una fascia di prezzo più abbordabile. Così il processore è un Qualcomm Snapdragon 865 Plus, con una GPU Adreno 650 (una delle accoppiate più potenti per l’ambito Android in questo momento). Arriva, inevitabilmente, il supporto al 5G, assieme a 8GB di RAM e 256GB di spazio di archiviazione standard.
Nell’uso di tutti i giorni il telefono è fluido, risponde sempre benissimo e non ha mai alcuna esitazione neppure quando lo si sottopone alle prove con giochi dalla grafica intensa, o con applicazioni più esigenti dal punto di vista delle prestazioni. È esattamente quello che è lecito aspettarsi da un modello di fascia alta del 2020 dotato di Snapdragon 865 Plus. Ottima la durata della batteria da 5000 maH, che con un uso normale del telefono arriva a quasi due giorni di autonomia.
La fotocamera
Il punto di forza del telefono rimane ancora il comparto fotografico. L’obiettivo principale è dotato di sensore Sony IMX686 da 64MP, affiancato da un’ottica ultra-grandangolare da 12MP e da un tele da 8MP con zoom ottico 3X.
L’idea della fotocamera ribaltabile è ancora attuale: permette di applicare effetti creativi alle foto e crea foto panoramiche perfette grazie all’automazione dello scatto. Rimane il vantaggio di avere una fotocamera unica e di ottima qualità per i selfie e - per quanto sia fin troppo avanzata a questo scopo - per le videochiamate.
Il modulo ribaltabile assomiglia molto a quello dello Zenfone 6, ma è chiaro che Asus ci ha lavorato ancora: è più silenzioso e, a noi sembra, più veloce nello spostarsi dalla posizione di riposo. Migliorata anche la rapidità nella gestione delle inquadrature “ribaltate” sul software. Ciliegina sulla torta, infine, la stabilizzazione ottica (presente solo sul modello Pro) che rende adatto lo Zenfone 7 Pro a chi vuole girare video.
Superflua invece a nostro parare l’implementazione dell risoluzione 8K per i video. Per quanto sia utile per fare il downscaling e avere più informazioni a disposizione durante il montaggio, è una funzione che serve più a fini di marketing che nell’uso anche professionale del dispositivo: i file che si ottengono sono giganteschi, difficili da gestire, difficili da trasferire, aprire e montare su PC e Mac anche dalle caratteristiche avanzate.
Schermo e dimensioni
Come già accennato, la presenza della Flip Camera ha permesso ad ASUS di mantenere lo schermo completamente privo di “disturbi”, offrendo così un’esperienza full screen vera e proprio. L’AMOLED a 90Hz dello Zenfone 7 Pro è un ottimo display, molto luminoso, che si comporta molto bene anche in pieno sole. È un chiaro e netto passo avanti rispetto all’LCD dello Zenfone 6, rispetto al quale, però, è anche sensibilmente più grande. Si passa infatti da 6,4 pollici a 6,67 pollici. Le dimensioni generali del dispositivo (che già non era particolarmente piccolo nella versione 6) lievitano letteralmente. Complice anche la batteria molto grande (utile, ma ingombrante), lievita anche il peso. Si arriva a 230g, che rendono lo Zenfone 7 Pro uno dei dispositivi più pesanti in assoluto sul mercato in questo momento. E se è vero che al peso, tenendo il telefono in mano, dopo un po’ ci si abitua, è pure vero che quasi due etti e mezzo di telefono sono tanti. Nella tasca dei pantaloni, anche per via delle dimensioni da phablet, si fa sentire; nella tasca di un giacchetto tardo-estivo ancora di più (va bilanciato dall’altra parte con portafoglio e boccetta del disinfettante per le mani).
Le nostre conclusioni
Nel complesso le nostre impressioni su questo Asus Zenfone 7 Pro sono positive: le caratteristiche tecniche giustificano il prezzo; sulle prestazioni non c’è niente da ridire. Non abbiamo toccato l’argomento software perché Asus ha scelto anche in questo caso di dotare i suoi Zenfone di una versione di Android 10 praticamente identica alla versione “stock” di Google del sistema operativo. Scelta encomiabile che va decisamente fra gli aspetti positivi di questa recensione. Non ci convince, come detto, il peso: se siete alla ricerca di un telefono compatto, questo modello non fa assolutamente per voi.
Resta da vedere infine se la decisione di riposizionare il prodotto più in alto rispetto al suo predecessore porterà ad ASUS i frutti sperati, soprattutto in un momento in cui il mercato sembra aver riscoperto la fascia media dei dispositivi fra i 300 e i 450€, un cambio di rotta rispetto alla tendenza degli ultimi anni che lo Zenfone 6 aveva interpretato correttamente in anticipo sui tempi.
Con il lancio della nuova famiglia di console Microsoft, diversi creatori di contenuti hanno tratto spunto dai teardown di Xbox Series X per condurre dei test analoghi sulla "sorella minore" Series S e confermato, una volta smontata la console, il grande lavoro svolto dai progettisti della casa di Redmond.
Nei video di WCCFtechTV e Modern Vintage Gamer, si possono infatti ammirare tutti i processi da compiere per disassemblare ogni componente interno di Xbox Series S. Il teardown della console economica di Microsoft rivela le ottime soluzioni ingegneristiche adottate da Microsoft per ridurre le dimensioni del sistema senza impattare sulle prestazioni o sull'esperienza utente, come testimoniano le diverse soluzioni escogitate per attutire le vibrazioni e il rumore generato dalla console. A tal proposito, qui trovate i risultati dei nostri test sulla rumorosità di Xbox Series S.
Per contenere i costi di produzione e garantire un prezzo di lancio non superiore a 300 euro, i progettisti del colosso tecnologico americano hanno dotato Xbox Series S di un hardware interno dal design modulare, abbracciando così una soluzione "elegante" che riduce al minimo le parti mobili (come la cavetteria) che avrebbero potuto impattare su rumore e, appunto, sui costi. Come possiamo ammirare nei due video in cima e in calce a questa notizia, all'interno di Xbox Series S troviamo soltanto un cavo, ossia quello con cui la motherboard alimenta e gestisce il regime di rotazioni della grande ventola "nascosta in bella vista" dietro la griglia nera che contraddistingue l'estetica della console.
Tutti gli altri elementi hardware del sistema sono agganciati ad appositi connettori che sporgono dalla scheda madre e dai lati della scocca in alluminio, con un sistema a incastro davvero ingegnoso che, oltretutto, rende estremamente facile effettuare la pulizia di Xbox Series S e le eventuali riparazioni o sostituzioni.