Nonostante l’agguerrita concorrenza abbia iniziato a proporre soluzioni alternative al notch sin dall’inizio del’anno, finora l’offerta di LG non è mai andata oltre la famigerata ‘tacca’. Nel frattempo però in questi mesi abbiamo visto apparire diversi brevetti di telefoni avveniristici. Non è il caso delle certificazioni di cui vi parliamo oggi, che infatti rimangono entro i confini del già visto anche se rappresentano una novità rilevante per il produttore coreano.
LG infatti ha registrato un brevetto in cui mostra ben tre dispositivi il cui schermo anteriore non presenta alcun notch, né fori di sorta. Dalle immagini non sembra prevista una fotocamera pop-up o un meccanismo a scorrimento per cui evidentemente il sensore fotografico è integrato al di sotto del display. I tre modelli si somigliano molto tranne che per come è organizzato il comparto fotografico sul retro.
Discorso diverso invece per un ulteriore brevetto registrato presso il KIPO, l’ente coreano, in cui lo smartphone viene mostrato anche in immagini molto più dettagliate e perfino a colori. In questo caso però il dispositivo ha un evidente foro centrale nello schermo che ospita più di un sensore. La forma del “buco” in effetti è ovale, ma la certificazione non descrive quali tipi di sensori siano ospitati. Probabilmente accanto alla selfie-camera potrebbe trovare spazio un sensore ToF e uno a infrarossi come visto su LG G8 ThinQ.
Questa certificazione non riporta altri dettagli sullo smartphone e la cosa non è così strana visto che è stata registrata da LG Display, la divisione che si occupa degli schermi, invece che, come avviene solitamente, da LG Electronics. In ogni caso queste soluzioni potrebbero vedere la luce su uno dei prossimi top di gamma dell’azienda, ma ragionevolmente non prima del prossimo anno, per cui potremmo dover attendere l’arrivo di LG G10 ThinQ o V60 ThinQ. Potete vedere i dettagli dei brevetti qui sotto e qui.
Scoperta da Bitdefender, la falla permette a un attaccante di acquisire informazioni importanti, ed è figlia delle precedenti Meltdown e Spectre. Per Stefano Zanero: «È arrivato il momento di ridisegnare il modo in cui sono concepiti i processori»
A causa di un errore di progettazione, tutti i processori prodotti da Intel negli ultimi otto anni sono vulnerabili a un nuovo tipo di attacco, che potrebbe esporre dati sensibili, password e file crittografati degli utenti. Si chiama SwapGs la nuova vulnerabilità scoperta dai ricercatori della società di sicurezza informatica Bitdefender, che potrebbe «aprire la strada a un attacco laterale che fornisce all’aggressore un metodo per accedere a tutte le informazioni contenute nella memoria del kernel del sistema operativo», come ha spiegato in anteprima a La Stampa Bogdan Botezatu, direttore del centro di ricerca sulle minacce dell’azienda. «La buona notizia è che si tratta di vulnerabilità molto complesse, quindi non alla portata dei comuni hacker né facilmente utilizzabili per sottrarre dati ai comuni cittadini - prosegue Botezatu -. Ma il problema è che nei prossimi anni sarà necessario riprogettare il modo stesso in cui funzionano i processori, così da metterli al sicuro da minacce che non erano prevedibili quando sono entrati in commercio». I dettagli tecnici della vulnerabilità, che La Stampa ha potuto vedere in anteprima, sono stati presentati pubblicamente il 6 agosto sul palco della Black Hat Conference, tra i più importanti eventi al mondo nell’ambito della sicurezza informatica. Prima ancora, da ormai un anno, le stesse informazioni sono state condivise con Intel e Microsoft, in modo da permettere alle aziende di sviluppare delle strategie di mitigazione del rischio.
Cuore pulsante di ogni dispositivo digitale, il processore (o Central processing unit, Cpu) è l’elemento che ne sovrintende e coordina la gran parte delle operazioni.
La vulnerabilità scoperta dai ricercatori di Bitdefender sfrutta un particolare processo della Cpu detto “esecuzione speculativa”, che ha il compito di indovinare le operazioni di routine compiute da una macchina in modo da anticipare l’esigenza dell’utente e accelerare i tempi di risposta del terminale. Tutte le informazioni che non vengono utilizzate in questo processo vengono messe in attesa all’interno di una memoria interna alla Cpu, (la cache) oggetto dell’attacco dimostrato da Bitdefender. È proprio in questo luogo remoto del computer che gli esperti hanno scoperto di poter sfruttare un set di istruzioni proprie dei sistemi operativi Windows a 64bit per poterne esfiltrare il contenuto anche senza essere in possesso dei privilegi di amministrazione del sistema. Come spiega Bitdefender in una nota, «Sui sistemi Windows non aggiornati e con hardware Intel a 64 bit, la memoria sensibile del kernel può essere trafugata anche in modalità utente». E in questa memoria, ammesso che abbia il tempo e l’interesse a leggerne tutto il contenuto, l’attaccante può trovare password, chiavi di cifratura, indirizzi email: informazioni usate spesso e che il computer pensa possano tornare utili all’utente.
La vulnerabilità riguarda tutti i processori successivi al 2012, quindi dalla famiglia Ivy Bridge in poi, fino agli ultimi modelli entrati in commercio. Tuttavia, questa è sfruttabile solo attraverso sistemi Windows, escludendo per ora la possibilità di rischi per Mac e Linux. Come spiega Botezatu, «tecnicamente non può essere rimossa, perché risiede nel modo stesso in cui sono disegnate le Cpu», e prosegue: «L’unico modo di evitare che questa sia sfruttata da un attaccante è di programmare il sistema operativo in modo che analizzi alcune attività del processore, prevenendo eventuali abusi». Il precedente
Più di un anno fa, a gennaio del 2018, le vulnerabilità note con gli pseudonimi di Spectre e Meltdown hanno scosso il mondo dell’informatica, rivelando per la prima volta quali falle possano nascondersi all’interno della parte hardware dei computer. Se fino a quel momento l’attenzione è sempre stata più concentrata sulla diffusione di malware e ransomware, i due bug hanno ricordato che il pericolo nel mondo informatico può arrivare anche da problemi di progettazione fisica dei dispositivi, eventualmente sfruttabili per compiere operazioni di spionaggio o attacchi mirati alle istituzioni.
Spectre e Meltdown assomigliano alla vulnerabilità individuata da Bitdefender, che come spiega proprio l’azienda si fonda sulle due precedenti scoperte. La differenza emersa finora - in attesa di ulteriori dettagli tecnici rimasti per ora riservati - è che questo nuovo attacco sarebbe in grado di aggirare proprio le misure di difesa sviluppate per aggirare le prime due.
Quando Bob ruba le password di Alice
Nelle postazioni di lavoro è comune che lo stesso dispositivo venga utilizzato da più persone in fasce orarie diverse. In questi casi, normalmente, il sistema operativo non è in grado di conoscere sia le operazioni compiute nel turno della mattina, da Alice, e nel turno pomeridiano, da Bob (nomi di fantasia spesso ricorrenti nel mondo della sicurezza informatica). Come osserva Botezatu, la Cpu è comunque al corrente delle informazioni che ha elaborato in tutti e due i turni: in questo scenario Bob potrebbe utilizzare la vulnerabilità della Cpu per acquisire le informazioni riservate di Alice.
«La scoperta iniziale della vulnerabilità ha richiesto un grande sforzo in quanto richiede una conoscenza approfondita del sistema operativo e dell’interno della Cpu - precisa Botezatu -. Tuttavia, sfruttarla diventa facile se si conosce il meccanismo e lo si sperimenta su computer non aggiornati. Il vantaggio tecnico è che l’esito dell’attacco è imprevedibile ed è possibile che si acquisisca un sacco di spazzatura digitale prima di arrivare a qualche frammento di informazione veramente rilevante», precisa. Tornando all’esempio precedente, sono maggiori le probabilità che, prima di arrivare alle password di Alice, Bob incappi in una grande quantità di dati senza apparente senso e legati esclusivamente al funzionamento del computer. «Ma se l’attaccante ha molto tempo ed è determinato, può ottenere anche informazioni preziose. Non è una vulnerabilità che mi aspetto di vedere implementata tra gli strumenti tipici dei comuni criminali informatici, quanto piuttosto tra quelli dei grossi attaccanti, che sono altamente motivati ad acquisire operazioni strategiche».
«Quando sono state rivelate le vulnerabilità Spectre e Meltdown è stato un po’ come scoperchiare il Vaso di Pandora - ha spiegato a La Stampa Stefano Zanero, professore associato in Computer Security al Politecnico di Milano -. Possiamo solo aspettarci che usciranno nuove falle che riguardano i processori e che dipendono sostanzialmente dal costante compromesso tra prestazioni e sicurezza che le aziende devono trovare». Ed è proprio a questo che serve l’”esecuzione speculativa”: permettere al processore di ottenere prestazioni maggiori a parità di potenza, tramite delle autoregolazioni che avvengono al suo interno e che, se modificate, potrebbero comportare un rallentamento dei computer. Rilasciati nel 2018, gli aggiornamenti necessari a proteggere i sistemi dalle vulnerabilità Spectre e Meltdown comportarono un rallentamento stimato tra il 5 per cento e il 30 per cento. Problema che non dovrebbe ripetersi in questa circostanza, dal momento che, ricorda Bitdefender, stavolta l’unica soluzione sarebbe quella di riprogettare da capo le Cpu, e prevenire utilizzando i software di protezione.
Un nuovo modello di tablet Samsung è apparso sulla console di Google Play dove oltre a un’immagine sono riportate anche alcune specifiche. Per la precisione si tratta di due dispositivi, probabilmente varianti dello stesso modello solo Wi-Fi e con connettività LTE. Si tratta di un tablet di Samsung Galaxy Tab A3 XL, un dispositivo di fascia media che potrebbe completare l’offerta accompagnando la punta di diamante appena presentata: Galaxy Tab S6.
Le specifiche riportate riferiscono di un processore Exynos 7904 octa-core (lo stesso visto sullo smartphone Galaxy M30) con GPU Mali G71 a 845 GHz. La variante solo Wi-Fi sembra essere equipaggiata con 3 GB di RAM, mentre l’altra ne ha 4 GB. Entrambi comunque verranno lanciati con Android Pie e un display Full HD da 1.200 x 1.920 pixel.
Come ultimo dettaglio disponibile, precedentemente era trapelata la certificazione Bluetooth 5.0 per questo tablet. Come dicevamo in apertura la data di presentazione ancora non è nota, ma potrebbe essere sensato che il nuovo Galaxy A3 XL venisse svelato proprio in questi giorni.
Solitamente i produttori di smartphone incoraggiano gli utenti a installare i più recenti aggiornamenti di sistema, che risolvono alcuni problemi presenti in precedenza, aggiungono nuove funzioni e migliorano le prestazioni.
Non è però il caso dell’ultimo aggiornamento per ASUS ZenFone 6 che, fortunatamente, ha riguardato solamente un numero ridotto di utenti. Dopo l’aggiornamento alcuni utenti hanno lamentato problemi di stabilità, bootloop, crash di sistema e riavvii improvvisi.
Un rappresentante di ASUS è intervenuto sul forum ZenTalk per confermare che purtroppo si tratta di un problema hardware, scatenato proprio dal recente aggiornamento. Non ci sono soluzioni software possibili, come afferma il moderatore del forum, visto che una patch rimanderebbe solo il problema a un aggiornamento successivo.
L’unica soluzione è dunque quella della sostituzione della scheda madre, per cui se possedete un ASUS ZenFone 6 e avete problemi di stabilità dopo l’ultimo aggiornamento, dovete rivolgervi al servizio di assistenza, che provvederà al ritiro del terminale difettoso e alla sostituzione della scheda madre. Ricordatevi ovviamente di effettuare un backup, per evitare di perdere tutti i vostri dati nell’operazione di riparazione.
È capitato anche a voi questo problema? Avete già contattato il servizio di assistenza ASUS o lo farete nei prossimi giorni? Il box dei commenti è a vostra disposizione.
Dell XPS 15 7590 è la naturale evoluzione della più famosa e prestigiosa linea di portatili dell’azienda americana. È dedicato a un pubblico professionale che non ha paura di metter mano al portafogli, in ragione di un maggior fabbisogno a livello di prestazioni.
Anche quest'anno non sono mancati gli aggiornamenti hardware, con l'innesto di processori Intel di nona generazione e, soprattutto, con l'arrivo di una variante con display OLED 4K. E qui viene il bello. Ma anche il difficile (per il recensore). Che deve rispondere a una domanda su tutte: basta l'avvento della tecnologia OLED e l'innesto di alcuni piccoli aggiornamenti a fare di questo prodotto il miglior portatile Windows? La risposta in questa recensione.
Squadra che vince non si cambia. Da ormai 4 anni Dell lascia pressoché inalterato il design del suo XPS 15. Va detto, però, che se nel 2015 queste linee erano davvero innovative, a metà 2019 l'impatto complessivo non è più originale come un tempo.
Anche la tastiera e il trackpad in vetro sono rimasti invariati, ma finalmente la webcam è tornata al "suo" posto. Dopo due anni di esperimenti un po' azzardati, Dell è tornata sui suoi passi, riportando la camera in alto ed eliminando così il problema delle riprese dal basso che si aveva con i vecchi XPS.
Capitolo ingombri. L'XPS 15 2019 si conferma uno dei portatili da 15 pollici più piccoli e trasportabili oggi sul mercato grazie al suo peso complessivo di soli 2kg. Rimane inoltre un prodotto costruito con materiali di ottima qualità e un assemblaggio impeccabile. Sia il coperchio inferiore che quello superiore sono realizzati in lega di alluminio, mentre la parte interna è in fibra di carbonio. Quest’ultima ha una superficie leggermente soffice al tatto ed è molto comoda da maneggiare durante le sessioni di scrittura prolungate. Al tatto e alla vista dà un sensazione di solidità e robustezza. Tastiera e display non flettono neanche sotto elevato sforzo.
Sui lati vi è un’ampia selezione di porte: USB-A, lettore SD card a grandezza standard, jack audio, Thunderbolt 3 e attacco per la ricarica tramite alimentatore proprietario. La disponibilità di così tante interfacce permette di viaggiare "leggeri" senza troppi doungle o hub di espansione al seguito. XPS 15 è sicuramente uno dei portatili più comodi in questa fase di transizione tra le vecchie porte standard a un’unificata Type-C.
Quest’anno Dell ha ampliato ulteriormente il numero di configurazioni, con la possibilità di scegliere tra 3 diversi display:
IPS LCD risoluzione 1080p Full HD con finitura opaca antiriflesso
IPS LCD risoluzione 4K UHD con finitura lucida, vetro e funzionalità touch
OLED risoluzione 4K UHD con finitura lucida, vetro e no touch
La vera novità è rappresentata proprio dalla versione OLED che è quella su cui abbiamo messo le mani. Un prodotto il cui impatto è da subito piuttosto forte: lo schermo appare bellissimo con neri assoluti, contrasto elevatissimo e colori brillanti. Guardare video è un piacere per gli occhi, un’esperienza unica difficilmente riproducibile con i classici IPS.
Abbiamo ovviamente testato, tramite una sonda, quale fosse la percentuale di copertura degli spazi colore più comuni. sRGB e Adobe RGB sono coperti al 100%, ma lo spazio P3 è coperto fino al 99,8% (nuovo standard sempre più diffuso). Questo schermo quindi può essere molto utile per coloro che desiderano fare dell’editing fotografico, video e correzione colore. Su altri portatili che utilizzano pannelli OLED è stato riscontrato qualche differenza a livello di accuratezza nella riproduzione dei colori al variare della luminosità. Questo però è normale: anche sui display LCD si possono riscontrare variazioni del genere, solo che sugli OLED il fenomeno è più accentuato.
Avere a disposizione uno schermo OLED elimina poi il problema di bleeding. Su molti portatili, a causa di un cattivo assemblaggio, gli schemi LCD spesso presentano delle di macchie di luce, se non addirittura dei veri e propri aloni. Il problema è dato dalla retroilluminazione del pannello, ma l’OLED, avendo ogni piccolo illuminato singolarmente, elimina queste criticità alla radice.
Durante i primi giorni di utilizzo ho riscontrato un po’ di problemi nella gestione delle temperature e frequenze operative sulla GPU. Sui forum e all'interno di alcuni thread su Reddit ho cos' scoperto che tanti altri utenti hanno riscontrato le mie stesse difficoltà, tanto da lanciarsi in virtuosi downclock e undervolt tramite programmi di terze parti. Queste segnalazioni, per fortuna, sono arrivate anche all’azienda che si è messa subito al lavoro per risolvere i bug. Risultato: venerdì scorso è stato rilasciato il nuovo BIOS in versione 1.2.3 che ha cambiato le carte in tavola (costringendomi ovviamente a rieseguire tutti i test).
Non si sa di preciso quali siano i cambiamenti che Dell ha effettuato, ma si presume che abbia abbassato leggermente il voltaggio su CPU e GPU, per avere temperature più basse e mantenere le prestazioni più costanti nel tempo. In ogni caso il nuovo BIOS svolge egregiamente il suo lavoro e ora l’XPS lavora correttamente senza strani comportamenti.
Noi abbiamo provato la versione più bilanciata con processore i7 9750H, 16GB di memoria RAM e SSD NVME da 1TB. Nei classici test di benchmark sintetici abbiamo ottenuto punteggi davvero alti anche se non c’è un enorme incremento prestazionale rispetto alla vecchia generazione Intel. Queste componentistiche sono le stesse che possiamo trovare anche in PC da gaming più economici, ma difficilmente questi hanno uno spessore così ridotto e dimensioni compatte.
La batteria del modello OLED utilizzato per il test ha una capacità di 97Wh ed è in grado di offrire fino a 7 ore di autonomia con uso misto. I consumi rispetto alle vecchie generazioni con display LCD 4K non sono cambiati tant’è che abbiamo ottenuto gli stessi identici risultati del modello di due anni fa.
La porta Thunderbolt 3 permette di ricaricare il portatile con un semplice alimentatore Type C, ma Dell ha inserito nel suo XPS anche un jack di ricarica proprietario. Le componenti interne sono molto potenti, ma allo stesso tempo necessitano di tanta energia. Il formato USB C permette solo un passaggio di corrente fino a 100W e questi non sono sufficienti per alimentare l’hardware quando si trova a pieno carico. Per poter sfruttare allora tutta la potenza e continuare a caricare il PC bisogna utilizzare l’alimentatore originale, che per inciso è in grado di erogare fino a 130W.
Prima di effettuare questa recensione mi sono documentato, raccogliendo informazioni dagli utenti che avevano già acquistato questo prodotto. E ho realizzato che in molti hanno riscontrato problemi nella stabilità della connessione Wi-Fi, defaillance che su una macchina da lavoro di così alto livello non sono ammesse.
Partiamo da una premessa. Il modem qui integrato è un Killer AX1650, sulla carta un ottimo chip di ultimissima generazione basato sul nuovo standard di WiFi 6. Il problema è che incappa spesso in disconnessione a causa di driver poco affidabili.
Gli utenti della community r/dell hanno scoperto che la scheda di rete Killer è basata su un hardware Intel AX200. E che per risolvere la criticità basta quindi rimuovere i driver Killer e sostituirli con quelli ufficiali Intel. Facendo così non si dovrebbero più verificare drop di connessione.
C'è poi il problema, o meglio, l'incertezza sulle SSD. Acquistare un Dell XPS 15 è come giocare alla lotteria o acquistare una mistery box: non si ha mai la certezza di quello che si troverà all’interno. Il portatile viene costruito utilizzando 3 marche di SSD differenti: Samsung, Toshiba o LiteON. Sono tutte e 3 NVME di altissimo livello, ma la Samsung riesce a offrire prestazioni migliori rispetto alle altre ed è un peccato non poter decidere quale avere prima di aver effettuato la spesa.
Dell ha fatto un ottimo lavoro a livello hardware e l’introduzione del nuovo display OLED 4K rende l’XPS 15 una delle migliori scelte per coloro che creano e consumano contenuti multimediali. Bisogna però lavorare ancora su molti aspetti, come il comparto audio e un design che rimane invariato da ormai troppi anni e i driver della scheda wifi.
Difficile pronunciarsi in maniera definitiva sul prezzo: vi sono ben 12 configurazione possibili con prezzi che variano dai 1.399 € della versione base, fino ai 3.199 euro di quella full-option. A conti fatti, il modello da noi testato - con display OLED 4K, processore i7 9750H, 16GB di memoria RAM e SSD da 1TB - resta una buona via di mezzo: 2300 € (senza sconti) per un prodotto che può lavorare per un po' di anni senza sentire il peso dell'età.