Le memorie Server Premier di Kingston sono dei moduli RAM espressamente pensati per l'utilizzo sui server, nello specifico per accompagnare i nuovi processori AMD EPYC 2. Supportano la velocità massima di 3200 MT/s e ogni modulo permette di fornire un picco di banda di 25,6 GB/s.
La velocità non è tutto
Trattandosi di memorie dedicate ai server dei data center, le nuove memorie di Kingston non si limitano a essere veloci, ma devono assicurare l'affidabilità e la costanza delle prestazioni nel tempo. Per questo motivo i moduli Server Premier sono realizzati utilizzando una distinta dei materiali bloccata (BOM), così da garantire coerenza di brand e revisioni DRAM costanti nel tempo.
Per assicurare l'assenza di difetti, ogni singolo modulo è sottoposto a rigorose sessioni di test di burn-in dinamici, progettati per individuare in fabbrica possibili avarie precoci, prima che i moduli vengano immessi sul mercato. Sono certificati per funzionare correttamente sulla maggior parte delle schede madri sul mercato e, aspetto di non poco conto, sono garantiti a vita.
"I nostri ultimi moduli di memoria 3200MT/s sono stati accuratamente testati e sono pronti per essere implementati in ambienti server che utilizzano "Rome", il nuovo processore AMD EPYC di seconda generazione" - ha dichiarato Marco Ziegler, Server DRAM Coordinator di Kingston EMEA - "Gli OEM e i principali data center a livello mondiale si affidano a Kingston, implementando le soluzioni di memoria Server Premier. Questo perché, lavorando a stretto contatto, fornendo la migliore assistenza tecnica e garantendo facilità di accesso, permettiamo ai nostri clienti di massimizzare le performance di memoria dei loro data center".
Al momento, sono disponibili moduli in tagli da 8, 16 e 32 GB.
Lenovo E1 è l’ultimo modello smartwatch proposto dalla casa orientale: le caratteristiche principali sono un display a colori di dimensioni generose con sensore del battito cardiaco e un prezzo di listino che ha dell’incredibile.
In pratica una soluzione davvero ottimale per chi non ha mai provato uno smartwatch e non sa che cosa si perde nell’avere una estensione del proprio smartphone al polso.
Abbiamo voluto subito fornirvi le prime impressioni d’uso, muovendo poi un approfondimento tra qualche giorno, in modo da capire meglio come si comporta nell’attività quotidiana e con lo sport.
Poca originalità, molta cura
Non vogliamo focalizzarci solo sul prezzo di vendita del Lenovo E1, però bisogna ammettere che 35 Euro sono davvero pochi per uno smartwatch con display a colori e sensore del battito cardiaco.
Il punto è che qualsiasi giudizio si esprima su questo modello va parametrizzato sul prezzo: meno di un decimo di Apple Watch, per fare un confronto, con un colpo d’occhio che, non lo neghiamo, lo richiama moltissimo, tanto che diversi amici hanno pensato fosse lo smartwatch della casa di Cupertino.
Ma originalità a parte, è indubbio che Lenovo abbia fatto un ottimo lavoro non solo di progettazione ma anche di ottimizzazione di tutte le risorse, partendo dalla scatola, in cartone ma curata anche nel packaging, con all’interno appunto il Lenovo E1, il cavo di alimentazione (via USB, niente alimentatore esterno) e un piccolo manuale di istruzioni.
Al polso
Dopo le prove tecniche di rito, e il pairing con un iPhone 8, abbiamo subito provato la sensazione al polso: il cinturino in gomma morbida è abbastanza comodo e il Lenovo E1 non pensa granché, oltre ad avere un design più che collaudato.
Secondo chi scrive serve un po’ di personalizzazione dell’interfaccia, perché il “Face” originale è poco leggibile (perlomeno nella sua edizione originale), meglio il secondo o il terzo.
Interessanti anche i messaggi delle App, tutti attivati di default: Lenovo E1 riconosce i più importanti sistemi di messaggistica (manca però Telegram, peccato), relegando quelli che non riconosce alla vece “altri”.
Per la durata della batteria, le prestazioni sotto sforzo e l’affidabilità dei contapassi rimandiamo ad un approfondimento dedicato, che tra pochi giorni esaminerà anche l’interattività, l’App e i numeri in confronto con altri modelli.
Lenovo E1 è disponibile al momento nei colori nero e verde, acquistabile direttamente da questo link con GearBest al prezzo di 35 Euro.
L’offerta è valida fino ad esaurimento scorte; per ulteriori informazioni sui costi e tempi di spedizione, eventuali oneri e gestione degli ordini, è possibile consultare il sito del venditore.
Google ha portato sul mercato uno smartphone poco ambizioso dal punto di vista dello stile ma equilibrato, equipaggiato con specifiche di tutto rispetto e con la fotocamera del fratello maggiore Pixel 3. Il risultato finale è incredibilmente piacevole e per assicurarselo bastano 399 euro.
Siamo stati due mesi in compagnia del nuovo Pixel 3a e finalmente è giunto il momento di trarre le conclusioni di quella che si è dimostrata una piacevolissima esperienza. Lo smartphone ricorda nelle forme, nei colori e nelle finiture il più grande e potente Pixel 3 e, seppur manchi quell’effetto premium che contraddistingue ormai anche moltissimi prodotti appartenenti alla fascia media, non sembra mai dare l’impressione di estrema economicità. Poche sono le ambizioni per quanto concerne il design: il retro presenta una doppia finitura, lucida/liscia e opaca/satinata, mentre il frontale è contraddistinto da ampie cornici e bordi piuttosto ingombranti. Può piacere oppure no ma, sotto il punto di vista dello stile sembra di essere tornati indietro di qualche anno.
Il peso e le dimensioni, però, sono assolutamente perfetti: il corpo in plastica aiuta a contenere il valore sulla bilancia a 147 grammi mentre l’impostazione piuttosto “allungata” permette comunque di rimanere in 151,3 x 70,1 millimetri, con uno spessore pari a 8,2 mm. Il tasto di blocco/sblocco/accensione è posto sul lato destro del dispositivo, poco sopra il bilanciere del volume, ed è contraddistinto da una “giovanile” colorazione arancione. Lo sportellino per la nanoSIM è sul lato opposto, non si possono inserire schede di memoria e non manca il jack da 3.5mm, accessibile superiormente; la porta USB Type-C è classicamente posizionata nella porzione inferiore del dispositivo, contornata da due griglie che nascondono altoparlante (l’audio è stereo, essendo prodotto anche dalla capsula auricolare) e microfono.
Buon display OLED, hardware più che adeguato
Google ha scelto di montare sul nuovo Pixel 3a un più che buono display OLED da 5,6 pollici di diagonale (spalmata su un pannello con rapporto di forma 18.5:9) con risoluzione di 1080x2220 pixel; lo schermo offre colori molto vivaci, garantisce una comodissima modalità always-on capace di mostrare tutto ciò che serve e si vede benissimo anche sotto la forte luce del sole. Il display non è protetto da un classico Gorilla Glass bensì da un meno “blasonato”, ma a quanto pare non meno efficace, vetro Dragontrail - molto oleofobico - realizzato dalla giapponese Asahi Glass.
Per inserirsi nella fascia media del mercato Pixel 3a è stato dotato di un SoC Snapdragon 670 di Qualcomm realizzato con processo produttivo a 10nm; il processore è un octa-core, di cui i sei Kryo 360 Silver viaggiano al massimo a 1,7 GHz e i due Kryo 360 Gold arrivano a toccare i 2 GHz. La GPU integrata è una più che sufficiente Adreno 615; la memoria RAM è stata limitata a 4 GB mentre la memoria fisica è di 64 GB (eMMC, 300 MB/s in lettura e 240 MB/s in scrittura).
Il sistema operativo è ovviamente Android 9.0 Pie sempre prontamente aggiornato con le ultimissime patch di sicurezza e volendo, in maniera piuttosto semplice, è possibile entrare nel programma beta col fine di testare le versioni preliminari di Android 10. Noi lo abbiamo fatto per qualche giorno e non ci è voluto molto a notare come la prossima release del sistema operativo sia già molto matura, manifestando solamente un eccessivo consumo di batteria; detto questo, siam prontamente ritornati alla versione stabile di Android 9.0.
Nell’uso comune Pixel 3a si comporta in maniera egregia; mai un rallentamento di troppo, mai un’insicurezza e mai un crash di sistema. Chi proviene da un top di gamma di questa o della precedente generazione può notare una fisiologica - leggerissima ed estremamente relativa - mancanza di reattività nelle primissime ore di utilizzo, fattore di cui ci si dimentica presto. Insomma, un occhio esperto nota con facilità la differenza di reattività con uno smartphone equipaggiato con Snapdragon 855 così come con lo Snapdragon 845; alla fine dei conti, nell’utilizzo di tutti i giorni, non cambia praticamente nulla. Il sistema operativo è ovviamente pressoché stock e privo di personalizzazioni; presenti alcuni “Gesti” che rendono l’utilizzo del dispositivo un po’ più smart; da segnalare l’Active Edge: i lati dello smartphone sono “comprimibili” e stringendo il dispositivo con la mano si può accedere facilmente all’assistente Google, disattivare timer/sveglie così come silenziare suoneria e notifiche.
Nell’utilizzo intensivo lo smartphone accusa una leggera tendenza al surriscaldamento; nulla di preoccupante, considerando anche il caldo estremo di queste ultime settimane, ma un paio di volte - sempre utilizzando la fotocamera - il sistema ci ha avvisato del surriscaldamento. Pixel 3a non manifesta alcun problema a districarsi con i giochi 3D di ultima generazione così come non ha difficoltà a riprodurre file video impegnativi; più che sufficiente l’audio stereo prodotto dall’altoparlante e dalla capsula auricolare. Il sensore di impronte digitali Pixel Imprint presente sul retro, seppur non il migliore in assoluto che ci sia mai capitato di provare, funziona in maniera egregia.
Un gran telefono con autonomia nella media
Pixel 3a si è dimostrato un ottimo telefono: il dispositivo aggancia velocemente il segnale e passa rapidamente da una cella all’altra, manifestando in generale una capacità di ricezione superiore alla media. La qualità delle chiamate poi è ottima, paragonabile a quella offerta da alcuni dei migliori top di gamma presenti sul mercato. A fare da contraltare ci pensa un consumo di batteria leggermente superiore alla media nelle zone in cui il segnale telefonico non è così potente, caratteristica che abbiamo potuto osservare come elevata all’ennesima potenza nei pochi giorni in cui siamo stati in compagnia della beta di Android 10.
Tutto sommato l’autonomia generale può considerarsi nella media della categoria; con un utilizzo medio, staccando lo smartphone dal caricabatterie alle 7 del mattino, si arriva abbastanza tranquillamente alle 22 con un buon 20-25% di carica, percentuale che tende ovviamente a contrarsi se ci si concentra troppo su giochi 3D di ultima generazione. La batteria da 3000mAh non supporta la ricarica wireless ma è presente la ricarica veloce attraverso l’alimentatore da 18W presente in confezione, abbinato a cavo USB-C/USB-C da 1 metro (con specifica USB 2.0). Dal punto di vista della connettività c’è tutto quello che serve: WiFi “ac” dual-band, Bluetooth 5.0 e NFC. Presente il supporto d GALILEO mentre manca la radio FM.
Fotocamera al bacio: è proprio quella di Pixel 3
Il pezzo pregiato di Pixel 3a è certamente caratterizzato dal modulo fotocamera, esattamente lo stesso montato sul fratello maggiore Pixel 3, costruito intorno ad un sensore Sony IMX363 da 12 megapixel e ad un obiettivo f/1.8 con FOV pari a 73°. Nessuna fotocamera grandangolare così come non vi è una fotocamera zoom; come per Pixel 3 Google non segue la moda delle fotocamere doppie, triple, quadruple e chi ne ha più ne metta, e lo fa in maniera estremamente consapevole dimostrando ancora una volta che si può ottenere un’ottima fotocamera - per smartphone - anche con un solo sensore e un solo obiettivo.
Il merito, neanche a dirlo, è del software: Google camera è un gioiello che tutti dovrebbero prendere come esempio, riuscendo ad ottimizzare gli scatti praticamente in ogni frangente.
Che vi troviate in condizioni di estrema luminosità oppure di notte, la fotocamera riesce sempre a soddisfare l’utente; quando c’è bisogno di effettuare un po’ di zoom, l’algoritmo riesce a ridisegnare i dettagli in maniera egregia e assicura risultati praticamente sovrapponibili a quelli ottenibili con ottiche tele.
Dove Google camera di Pixel 3a riesce ad eccellere è certamente nella "modalità notte": la fotocamera guida l’utente nello scatto intimando quest’ultimo a non muovere eccessivamente il dispositivo una volta premuto il tasto d’azione e nei pochi frangenti successivi - che variano in base alla difficoltà della scena - il software è pressoché sempre in grado di restituire una foto dettagliata, bilanciata (l’HDR è gestito in maniera magistrale) e spesso molto al disopra delle aspettative. Se i risultati diurni sono abbastanza sovrapponibili a quelli ottenibili dalle fotocamere dei principali top di gamma presenti sul mercato, gli scatti ottenuti sfruttando la modalità notte si ergono di diritto al vertice della categoria, diventando difficilmente avvicinabili dalla stragrande maggioranza dei dispositivi.
Volendo trovare un difetto alla fotocamera, cercando proprio il pelo nell’uovo, abbiamo notato una certa tendenza ad allungare troppo i tempi di scatto in modalità “normale” in ambienti chiusi con forte luce artificiale. Nelle stesse condizioni soffre un po’ anche la messa a fuoco, sempre perfetta nelle altre condizioni, la quale ogni tanto smette di seguire il “punto” che si è deciso di mettere a fuoco con tocco sul display e decide autonomamente di seguire qualcos’altro. Lo ripetiamo però, si è cercato proprio il pelo nell’uovo e il giudizio complessivo non può che essere ottimo.
La fotocamera frontale da 8 megapixel e obiettivo f/2.0 non fa gridare al miracolo come quella principale, ma restituisce comunque immagini soddisfacenti. Pixel 3a può registrare video fino a 2160/30p ma i risultati migliori si ottengono tagliando la risoluzione a 1080p (è questa la modalità predefinita) e impostando i 60fps: i filmati sono estremamente godibili e il merito è anche della doppia stabilizzazione (ottica ed elettronica) che pare funzionare decisamente meglio a 1080p. Tutto sommato, Pixel 3a è al livello dei top di gamma anche in quanto a capacità di registrazione dei video.
Windows 7 sta rapidamente arrivando alla fine del supporto, pianificata per il 14 gennaio dell'anno prossimo. Questo significa che gli utenti consumer rimasti fermi alla vecchia versione del sistema operativo non riceveranno più aggiornamenti di sicurezza. Di contro le aziende avranno la possibilità di estendere il supporto per fino a tre anni, anche se solo a pagamento.
Il prezzo del supporto continuato è stato annunciato alcuni mesi fa, tuttavia negli scorsi giorni è stata scoperta una parte di documentazione Microsoft in cui viene descritta la possibilità di accedere agli aggiornamenti per ancora un anno dalla fine del supporto in forma gratuita. L'iniziativa promozionale sembra però solo per alcune realtà aziendali.
Nel documento si legge infatti che le aziende che avranno un abbonamento attivo a Windows 10 E5, Microsoft 365 E5 o Microsoft 365 E5 Security il 31 dicembre 2019 otterranno automaticamente un anno aggiuntivo di aggiornamenti di sicurezza su Windows 7. La promozione è valida per qualsiasi account che ha attivo uno degli abbonamenti nella data citata a prescindere da quando l'abbonamento è stato avviato.
Non è prevista alcuna operazione da parte di utenti o amministratori: basta essere abbonati ai servizi per ottenere gli aggiornamenti di sicurezza in forma gratuita, tuttavia l'abbonamento deve perdurare per tutta la durata dell'estensione del supporto altrimenti gli aggiornamenti non verranno distribuiti sui sistemi.
Il costo per accedere agli abbonamenti idonei è di almeno 25 dollari l'anno (per ogni sistema che utilizza Windows 7), con la cifra che raddoppia però ogni anno per i successivi tre anni. Chi si registra a Windows Virtual Desktop, invece, può ottenere gratuitamente tutti i tre anni di estensione degli aggiornamenti di sicurezza.
I nuovi iPhone 11 potrebbe venire presentati da Apple durante uno specifico evento allo Steve Jobs Theatre il prossimo 10 settembre. Le indiscrezioni parlano di questa data, come visto ieri, e sembra sempre più forte la possibilità che effettivamente questa venga confermata proprio dall'azienda di Cupertino. Nel frattempo però che arrivino gli inviti ai giornalisti e venga appunto delineata la roadmap della nuova generazione di smartphone "made in Cupertino" ecco che si fa strada l'indiscrezione riguardante il prezzo al quale questi nuovi device saranno proposti sul mercato.
iPhone 11: potranno costare come i precedenti?
In tal caso sottolineiamo che si parla solo ed esclusivamente di indiscrezioni e dunque nulla è giunto in via ufficiale da parte di Apple o suoi affiliati. Quello che sembra risultare palese alla vigilia della presentazione dei nuovi smartphone è la volontà di non "appesantire" nuovamente il costo dei device agli utenti finali andando dunque a proporre telefoni con hardware e funzionalità nuove allo stesso prezzo della generazione precedente.
Il problema di mantenere uguale il prezzo degli iPhone del 2019 come quello degli iPhone 2018 vede però alcune problematiche che l'azienda di Cupertino dovrà per forza di cose affrontare. Trump, il Presidente degli Stati Uniti d'America, ci ha messo la mano nel porre in difficoltà le aziende del proprio paese. Chiaramente parliamo dei dazi nei confronti della Cina e dei propri prodotti importazione che sappiamo bene vengono utilizzati nella maggior parte dei casi da Apple come anche da altre aziende made in USA.
Ora l'ipotesi che si può fare sul mantenimento degli stessi prezzi dello scorso anno per i nuovi iPhone 11 potrebbe riguardare la volontà di assorbire il maggior costo andando a "risparmiare" sui costi dei materiali e dunque anche sui costi di produzione. Ecco che secondo JP Morgan, Apple, potrebbe addirittura risparmiare qualcosa come 50 dollari per ogni unità rispetto a quanto spende con gli attuali iPhone Xs, Xs Max e Xr. Non è chiaro come possano in Cupertino riuscire ad abbassare questi costi di produzione non avendo un dettaglio dei prezzi dei vari componenti anche se la maggior percentuale di risparmio potrebbe riguardare il costo delle memorie che il mercato ha fatto scendere rispetto ai passati mesi.
Non solo perché tutto questo potrebbe effettivamente far non solo risparmiare ad Apple permettendo di tamponare quel 10% di dazi che il Presidente Trump ha imposto alla Cina ma addirittura di avere un beneficio sui conti.
iPhone 11: quanto costeranno?
Le indiscrezioni non fanno che confermare le specifiche e le caratteristiche che tutti immaginavano da tempo. I nuovi iPhone prenderanno quello che di buono è stato fatto da Apple con Xs e Xs Max oltre che con Xr e lo porteranno ad un livello superiore aggiornandoli a livello di hardware. Questo sarà un aspetto fondamentale visto che a livello di design sembra che l'azienda non abbia voluto poi modificare troppo i device proponendo sempre nella parte anteriore l'importante notch superiore che nasconde i vari sensori per il Face ID. Al posteriore il cambiamento sarà quello del comparto fotografico con l'introduzione di un terzo sensore proposto agli utenti per la prima volta da Apple.
Tre dunque le versioni pronte a prendere il posto dei vari iPhone Xs, Xs Max e Xr. Al momento non è chiaro che i device si chiameranno iPhone 11, iPhone 11 Pro e iPhone 11 Pro Max o se invece Apple voglia proporre nomi differenti. Per quanto riguarda i prezzi invece, se le indiscrezioni confermeranno la volontà di proporre i nuovi smartphone in linea con quelli dello scorso anno, ecco che avremo una situazione del genere:
iPhone 11 (la nuova versione di iPhone Xr) da 64GB a 889€
iPhone 11 (la nuova versione di iPhone Xr) da 128GB a 949€
iPhone 11 (la nuova versione di iPhone Xr) da 256GB a 1.059€
iPhone 11 Pro (la nuova versione di iPhone Xs) da 64GB a 1.189€
iPhone 11 Pro (la nuova versione di iPhone Xs) da 256GB a 1.359€
iPhone 11 Pro (la nuova versione di iPhone Xs) da 512GB a 1.589€
iPhone 11 Pro Max (la nuova versione di iPhone Xs Max) da 64GB a 1.289€
iPhone 11 Pro Max (la nuova versione di iPhone Xs Max) da 256GB a 1.459€
iPhone 11 Pro Max (la nuova versione di iPhone Xs Max) da 512GB a 1.689€