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Samsung introduce il nuovo sensore di immagini ISOCELL Bright HMX 108MP

Samsung potrebbe essere popolare come il miglior marchio di telefonia mobile al mondo oggi, ma l’azienda ha anche molte altre attività. È uno dei tanti motivi per cui rimane in cima anche se i dati mobili stanno diminuendo. Samsung si occupa di elettrodomestici, display, chipset e persino sensori della fotocamera.

L’ISOCELL è una linea di successo che confrontiamo da anni con i sensori Sony. Samsung ha lanciato ufficialmente il marchio ISOCELL di sensori per fotocamere nel 2017, ma da allora è diventata una linea efficiente di sensori per fotocamere con funzionalità premium.

Samsung e Xiaomi hanno lavorato insieme

Negli ultimi anni, le doppie fotocamere ISOCELL hanno ricevuto funzionalità di rilevamento della profondità. Sono state rilasciate nuove versioni per i nuovi telefoni Galaxy, offrendo la tecnologia Dual Pixel per offrire la capacità bokeh alle configurazioni a telecamera singola. Anche i dispositivi di fascia media e budget possono utilizzare la soluzione ISOCELL a doppia fotocamera.

Abbiamo anche visto il sensore di immagine ISOCELL Fast 2L3 a 3 stack, il sensore della fotocamera ISOCELL Plus e i sensori di immagine ISOCELL ultra-piccoli. L’ultimo modello di Samsung che dovrebbe essere implementato nei futuri telefoni di punta è un sensore di immagine ISOCELL da 64 MP per consentire fotocamere ad alta risoluzione.

E negli ultimi mesi sappiamo che Samsung e Xiaomi hanno lavorato insieme. Bene, i due hanno lavorato su un nuovo sensore, ma si dice che Xiaomi stia usando il sensore della fotocamera ISOCELL da 64 MP di Samsung. Non saremo sorpresi se questo sensore di immagine da 108 MP verrà utilizzato anche da Xiaomi prima di Samsung. Xiaomi ha aiutato nell’innovazione e quindi non vediamo l’ora di questo ISOCELL Bright HMX.

Samsung ISOCELL Bright HMX supera i 100 milioni di pixel. Fa parte della gamma di sensori di immagini da 0,8 μm di Samsung che può già abbinare la fotocamera DSLR. Consente immagini di qualità premium anche in condizioni di illuminazione estreme, grazie alle sue grandi dimensioni da 1 / 1,33 pollici.

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Intel annuncia i processori Xeon Cooper Lake: fino a 56 core con focus sull'intelligenza artificiale

Intel ha annunciato la prossima architettura destinata alla famiglia di processori Intel Xeon Scalable: si chiama Cooper Lake e offrirà fino a 56 core per socket. La nuova architettura vanterà nuove istruzioni create appositamente per supportare carichi di lavoro basati sull'intelligenza artificiale.

Intel Cooper Lake: 56 core per socket per l'intelligenza artificiale

I nuovi processori Intel con architettura Cooper Lake offriranno fino a 56 core, una banda per la memoria più elevata e una migliore capacità di gestire l'addestramento delle reti neurali rispetto alle attuali soluzioni sul mercato.

L'offerta attuale di Intel prevede già un processore con 56 core:lo Xeon Platinum 9282, parte della piattaforma Intel Xeon Scalable Processor 9200 già sul mercato. Tale processore è però un unicumin più di un senso, dato che è venduto esclusivamente come parte del modulo S9200WK ed è saldato ad esso, mentre i nuovi processori saranno su socket. L'aumento nel numero di core dei nuovi processori della futura serie Xeon Platinum non avviene grazie a un processo produttivo completamente nuovo: Intel ha infatti utilizzato il processo a 14nm++, miglioramento di quello già in uso per la serie precedente (14nm+) e in grado di garantire consumi inferiori. Proprio l'affinamento del processo produttivo ha permesso a Intel di aumentare il numero di core offrendo il processore in un formato standard. Sarà comunque garantita la compatibilità a livello di piattaforma con la futura architettura a 10 nm.

Oltre al numero di core aumentato, la novità principale dei nuovi processori Cooper Lake sta nelle nuove istruzioni bfloat16: tali istruzioni sono utili per gestire più semplicemente lo sviluppo di alcune funzioni e per ridurre il consumo energetico in tali casi.

Scendendo più nel dettaglio tecnico, bfloat16 permette di rappresentare numeri in virgola mobile di 16 bit con una base più piccola e un esponente più grande rispetto alle istruzioni tradizionali per i numeri in virgola mobile a 16 bit. Gli esponenti vengono rappresentati come nei numeri a 32 bit, fatto che porta ad avere la stessa granularità nei numeri rappresentabili: ciò semplifica nettamente il passaggio da una tipologia all'altra, semplificando dunque lo sviluppo.

I primi processori con l'architettura Cooper Lake saranno immessi sul mercato nella prima metà del 2020 e non sono ancora noti dettagli sulle configurazioni disponibili e sui prezzi. Vista l'attuale strategia di Intel, è lecito però aspettarsi che le versioni con un numero maggiore di core siano destinate esclusivamente ai sistemi multiprocessore.

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I processori Intel sono esposti a una nuova vulnerabilità

Scoperta da Bitdefender, la falla permette a un attaccante di acquisire informazioni importanti, ed è figlia delle precedenti Meltdown e Spectre. Per Stefano Zanero: «È arrivato il momento di ridisegnare il modo in cui sono concepiti i processori»

A causa di un errore di progettazione, tutti i processori prodotti da Intel negli ultimi otto anni sono vulnerabili a un nuovo tipo di attacco, che potrebbe esporre dati sensibili, password e file crittografati degli utenti. Si chiama SwapGs la nuova vulnerabilità scoperta dai ricercatori della società di sicurezza informatica Bitdefender, che potrebbe «aprire la strada a un attacco laterale che fornisce all’aggressore un metodo per accedere a tutte le informazioni contenute nella memoria del kernel del sistema operativo», come ha spiegato in anteprima a La Stampa Bogdan Botezatu, direttore del centro di ricerca sulle minacce dell’azienda. «La buona notizia è che si tratta di vulnerabilità molto complesse, quindi non alla portata dei comuni hacker né facilmente utilizzabili per sottrarre dati ai comuni cittadini - prosegue Botezatu -. Ma il problema è che nei prossimi anni sarà necessario riprogettare il modo stesso in cui funzionano i processori, così da metterli al sicuro da minacce che non erano prevedibili quando sono entrati in commercio». I dettagli tecnici della vulnerabilità, che La Stampa ha potuto vedere in anteprima, sono stati presentati pubblicamente il 6 agosto sul palco della Black Hat Conference, tra i più importanti eventi al mondo nell’ambito della sicurezza informatica. Prima ancora, da ormai un anno, le stesse informazioni sono state condivise con Intel e Microsoft, in modo da permettere alle aziende di sviluppare delle strategie di mitigazione del rischio. 

Cuore pulsante di ogni dispositivo digitale, il processore (o Central processing unit, Cpu) è l’elemento che ne sovrintende e coordina la gran parte delle operazioni. 

La vulnerabilità scoperta dai ricercatori di Bitdefender sfrutta un particolare processo della Cpu detto “esecuzione speculativa”, che ha il compito di indovinare le operazioni di routine compiute da una macchina in modo da anticipare l’esigenza dell’utente e accelerare i tempi di risposta del terminale. Tutte le informazioni che non vengono utilizzate in questo processo vengono messe in attesa all’interno di una memoria interna alla Cpu, (la cache) oggetto dell’attacco dimostrato da Bitdefender. È proprio in questo luogo remoto del computer che gli esperti hanno scoperto di poter sfruttare un set di istruzioni proprie dei sistemi operativi Windows a 64bit per poterne esfiltrare il contenuto anche senza essere in possesso dei privilegi di amministrazione del sistema. Come spiega Bitdefender in una nota, «Sui sistemi Windows non aggiornati e con hardware Intel a 64 bit, la memoria sensibile del kernel può essere trafugata anche in modalità utente». E in questa memoria, ammesso che abbia il tempo e l’interesse a leggerne tutto il contenuto, l’attaccante può trovare password, chiavi di cifratura, indirizzi email: informazioni usate spesso e che il computer pensa possano tornare utili all’utente.

La vulnerabilità riguarda tutti i processori successivi al 2012, quindi dalla famiglia Ivy Bridge in poi, fino agli ultimi modelli entrati in commercio. Tuttavia, questa è sfruttabile solo attraverso sistemi Windows, escludendo per ora la possibilità di rischi per Mac e Linux. Come spiega Botezatu, «tecnicamente non può essere rimossa, perché risiede nel modo stesso in cui sono disegnate le Cpu», e prosegue: «L’unico modo di evitare che questa sia sfruttata da un attaccante è di programmare il sistema operativo in modo che analizzi alcune attività del processore, prevenendo eventuali abusi». Il precedente 

Più di un anno fa, a gennaio del 2018, le vulnerabilità note con gli pseudonimi di Spectre e Meltdown hanno scosso il mondo dell’informatica, rivelando per la prima volta quali falle possano nascondersi all’interno della parte hardware dei computer. Se fino a quel momento l’attenzione è sempre stata più concentrata sulla diffusione di malware e ransomware, i due bug hanno ricordato che il pericolo nel mondo informatico può arrivare anche da problemi di progettazione fisica dei dispositivi, eventualmente sfruttabili per compiere operazioni di spionaggio o attacchi mirati alle istituzioni. 

Spectre e Meltdown assomigliano alla vulnerabilità individuata da Bitdefender, che come spiega proprio l’azienda si fonda sulle due precedenti scoperte. La differenza emersa finora - in attesa di ulteriori dettagli tecnici rimasti per ora riservati - è che questo nuovo attacco sarebbe in grado di aggirare proprio le misure di difesa sviluppate per aggirare le prime due. 

Quando Bob ruba le password di Alice

Nelle postazioni di lavoro è comune che lo stesso dispositivo venga utilizzato da più persone in fasce orarie diverse. In questi casi, normalmente, il sistema operativo non è in grado di conoscere sia le operazioni compiute nel turno della mattina, da Alice, e nel turno pomeridiano, da Bob (nomi di fantasia spesso ricorrenti nel mondo della sicurezza informatica). Come osserva Botezatu, la Cpu è comunque al corrente delle informazioni che ha elaborato in tutti e due i turni: in questo scenario Bob potrebbe utilizzare la vulnerabilità della Cpu per acquisire le informazioni riservate di Alice. 

«La scoperta iniziale della vulnerabilità ha richiesto un grande sforzo in quanto richiede una conoscenza approfondita del sistema operativo e dell’interno della Cpu - precisa Botezatu -. Tuttavia, sfruttarla diventa facile se si conosce il meccanismo e lo si sperimenta su computer non aggiornati. Il vantaggio tecnico è che l’esito dell’attacco è imprevedibile ed è possibile che si acquisisca un sacco di spazzatura digitale prima di arrivare a qualche frammento di informazione veramente rilevante», precisa. Tornando all’esempio precedente, sono maggiori le probabilità che, prima di arrivare alle password di Alice, Bob incappi in una grande quantità di dati senza apparente senso e legati esclusivamente al funzionamento del computer. «Ma se l’attaccante ha molto tempo ed è determinato, può ottenere anche informazioni preziose. Non è una vulnerabilità che mi aspetto di vedere implementata tra gli strumenti tipici dei comuni criminali informatici, quanto piuttosto tra quelli dei grossi attaccanti, che sono altamente motivati ad acquisire operazioni strategiche». 

«Quando sono state rivelate le vulnerabilità Spectre e Meltdown è stato un po’ come scoperchiare il Vaso di Pandora - ha spiegato a La Stampa Stefano Zanero, professore associato in Computer Security al Politecnico di Milano -. Possiamo solo aspettarci che usciranno nuove falle che riguardano i processori e che dipendono sostanzialmente dal costante compromesso tra prestazioni e sicurezza che le aziende devono trovare». Ed è proprio a questo che serve l’”esecuzione speculativa”: permettere al processore di ottenere prestazioni maggiori a parità di potenza, tramite delle autoregolazioni che avvengono al suo interno e che, se modificate, potrebbero comportare un rallentamento dei computer. Rilasciati nel 2018, gli aggiornamenti necessari a proteggere i sistemi dalle vulnerabilità Spectre e Meltdown comportarono un rallentamento stimato tra il 5 per cento e il 30 per cento. Problema che non dovrebbe ripetersi in questa circostanza, dal momento che, ricorda Bitdefender, stavolta l’unica soluzione sarebbe quella di riprogettare da capo le Cpu, e prevenire utilizzando i software di protezione. 

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AMD Radeon RX 5700, il lancio dei modelli custom si avvicina

Dopo il lancio ufficiale avvenuto all'ultima E3 di Los Angeles | AMD @ E3 2019: GPU Radeon RX 5700 Series e CPU Ryzen 9 3950X | Prezzi | i partner AMD sono pronti a proporre le prime varianti custom delle schede grafiche Radeon RX 5700 con GPU Navi, attese sul mercato per la metà di agosto | AMD Radeon RX 5700: primi modelli custom in arrivo a metà agosto.

A questo proposito, il ChinaJoy 2019 (Shanghai 2-5 agosto) è stato la vetrina ideale per le prime Radeon RX 5700 custom, in particolare per aziende come Yeston, XFX e PowerColor; a queste si aggiungono poi altri produttori come ASUS, ASRock, MSI e HIS, pronti a rispondere con ulteriori soluzioni personalizzate.

La cinese Yeston ha mostrato all'evento di Shanghai la nuova lineup composta al momento da 3 modelli, tutti con GPU Radeon RX 5700 XT, indirizzati al segmento dell'eSports e in particolare ai team femminili. Le tre schede presentano un design particolare con nomi altrettanto curiosi (SAKURA, Game Master Women e Cute Pet), di queste due utilizzano un dissipatore a tripla ventola e una a doppia ventola di raffreddamento. Il prezzo delle Yeston RX 5700 XT sul mercato cinese è di 3299 yaun.

XFX ha svelato invece la Radeon RX 5700 XT Black Wolf Edition, caratterizzata da un dissipatore a doppia ventola con logo retroilluminato sulla parte laterale. Dalle immagini a disposizione si nota che l'azienda ha dotato questa scheda di un generoso corpo dissipante in alluminio, affiancato a un backplate e a un particolare design aerodinamico che dovrebbe contribuire a migliorarne l'efficienza.

La scheda è alimentata da due connettori PCI-e 6+8pin e ha un prezzo inferiore alla proposta Yeston, ossia 3099 yuan (392 euro).

PowerColor invece è pronta con l'ennesimo restyling dell'ormai famigerata Red Devil, soluzione rivolta soprattutto agli overclocker e solitamente molto propensa a sopportare parametri fuori specifica. Come per gli altri modelli, non sono note le specifiche tecniche ma molto probabilmente siamo di fronte a una GPU overcloccata di fabbrica.

La PowerColor Radeon RX 5700XT Red Devil monta un generoso dissipatore a tripla ventola con heatpipe in rame e corpo in alluminio; è presente anche un backplate dotato di retroilluminazione RGB. Al momento non è trapelato nessun dettaglio sul prezzo.

ASUS ovviamente non si farà trovare impreparata e di sicuro proporrà due varianti custom per le nuove Radeon RX 5700. Stando a quanto riporta hardware.info, il produttore taiwanese presenterà la Radeon RX 5700 XT ROG Strix (niente RX 5700 liscia per il momento) e due modelli TUF Gaming X3, Radeon RX 5700 e Radeon RX 5700 XT.

Il modello di punta, ASUS ROG Strix RX 5700 XT, offrirà il meglio delle tecnologie ASUS: DirectCU III, Dual-BIOS, VRM rinforzato, LED RGB etc. Le due versione TUG Gaming X3 invece avranno un design più sobrio, ma comunque ad alto profilo; a bordo è previsto un dissipatore con top in alluminio e tre ventole di raffreddamento, oltre a tutte le opzioni previste dalla linea ad alta affidabilità ASUS TUF.

Oltre ad ASUS, anche altri partner taiwanesi AMD sono vicini al lancio dei nuovi modelli Radeon RX 5700: MSI ha mostrato le nuove RX 5700 XT Evoke e Mech, ASRock è pronta con la serie Challenger, mentre HIS risponde con le RX 5700 IceQ X2. Attualmente non abbiamo dettagli sui prezzi di questi ultimi modelli, tutti caratterizzati da un design a doppia ventola e probabilmente appartenenti a una fascia di prezzo inferiore alla proposta ASUS.

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Schede madre AMD X590 e X599, Asus già al lavoro?

La notizia non è ancora ufficiale, ma secondo quanto appreso da VideoCardz citando fonti interne ad Asus, pare sia confermata l’esistenza delle schede madre AMD X590 e X599.

D’altronde, sin da prima del rilascio del chipset X570, vi erano stati dei rumors che ne indicavano l’esistenza di due varianti di chipset AMD: una da 11 W per schede madre consumer e una da 15 W per schede madre ad alte prestazioni. Tali voci sono state avvalorate dai riferimenti a questi chipset all’interno dei file BIOS di Gigabyte. 

Ciò che renderebbe il chipset X590 la variante di fascia più alta (rispetto all’X570) non sarebbe solo la differenza di potenza assorbita, ma anche il fatto che potrebbe vantare un numero maggiore di linee PCIe 4.0. Inoltre, visto il maggiore consumo energetico è possibile che l’X590 sarà dotato di un sistema di raffreddamento più prestante per mantenere le temperature sotto controllo.

In alcuni documenti riservati di Asus visti da Videocardz sarebbero menzionate le schede madre Prime X590-Pro e ROG Strix X590-E. Le motherboard sarebbero in fase di progettazione e sviluppo, ma non ci sarebbero certezze sul loro effettivo arrivo sul mercato, anche se in molti le ricollegano al debutto del Ryzen 9 3950X (16 core) previsto a settembre.

VideoCardz afferma inoltre che Asus sta lavorando sul successore della ROG Zenith Extreme basata sull’attuale chipset X399. La ROG Zenith II Extreme, o almeno così viene chiamata, potrebbe essere la designata a montare il nuovissimo chipset X599 per ospitare i futuri processori HEDT (desktop di fascia alta) Ryzen Threadripper serie 3000 (Castle Peak).

Purtroppo, non abbiamo ancora una data di lancio precisa per le CPU “Castle Peak”, sappiamo solo che dovrebbero arrivare entro la fine dell’anno.

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